lunedì 3 ottobre 2011
Un movimento senza leader, nato sull'onda di uno slogan ambizioso coniato a luglio da un gruppo di creativi liberal che sognava 20mila in marcia contro il cuore finanziario dell'America, Occupy Wall Street è guidato dalla General Assembly.
I «borseggiati» ci sfidano di Massimo Calvi
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Un movimento senza leader, nato sull'onda di uno slogan ambizioso coniato a luglio da un gruppo di creativi liberal che sognava 20mila in marcia contro il cuore finanziario dell'America, Occupy Wall Street è guidato dalla General Assembly, un redivivo "collettivo", glorioso retaggio dei movimenti giovanili degli anni '60 e '70 rinnovato dal vento di Piazza Tahrir ma anche della spagnola Puerta del Sol.Inziato in sordina il 17 settembre scorso, giorno in cui appunto i creativi di Adbusters Media Foundation - organizzazione no profit che riunisce pubblicitari, artisti, scrittori e imprenditori «che vogliono far avanzare il nuovo movimento degli attivisti sociali nell'era dell'informazione» - avevano lanciato "The Us Day of Rage", il giorno della rabbia negli Stati Uniti, il movimento si è trasformato nell'occupazione di Liberty Plaza, a pochi isolati a nord di Wall Street che in realtà si chiama Zuccotti Park dal nome del presidente di Brookfields Proprieties che nel 2006 ha acquistato e restaurato il parco.Da allora i poco più di due settimane, gli indignados di New York hanno attirato l'attenzione di tutti i media nazionali e internazionali, il sostegno dei paladini indiscussi della sinistra americana - da Michael Moore a Susan Saradon passando per Noam Chomsky - tanto che al sito www.Occupywallst.org, soprattutto dopo gli incidenti di sabato al ponte di Brooklyn, arrivano oltre 500 e-mail al giorno da tutto il mondo, spiegano dal movimento.Ora che si è diffuso a Boston, Washington e in altre città americane fino a raggiungere Los Angeles e la West Coast, il movimento che ci tiene a rimanere, così come è nato, senza leader ma incentrato sulla NYC General Assembly, un collettivo di attivisti, studenti che si è creato già nei mesi scorsi per combattere il tagli al bilancio della Grande Mela decisi dal sindaco Michael Bloomberg, contro i quali hanno condotto un'occupazione di tre settimane della City Hall ribattezzata "Bloombergville".Proprio quel Bloomberg che già qualche giorno prima dell'inizio della protesta lanciava l'allarme sul rischio di una protesta da parte di giovani, senza lavoro e senza prospettive, anche a New York e altre città americane come quelle degli indignados di Madrid, Atene, dei rivoltosi di Londra, degli studenti cileni e anche - soprattutto - i giovani della primavera araba.Ed è proprio alla primavera araba che i gli attivisti si richiamano descrivendosi come «un movimento di resistenza senza leader con persone di tutti i colori, generi e convinzioni politiche. L'unica cosa che abbiamo in comune è che siamo il 99% degli americani che non tollera più l'avidità e la corruzione dell'un per cento. Noi stiamo usando le tattiche della primavera araba per raggiungere i nostri fini - conclude - e incoraggiare l'uso della non violenza per avere il massimo di sicurezza di tutti i partecipanti». Nel suo stesso funzionamento Occupy Wall Street ha cercato quindi di diventare un modello stesso di un'altra democrazia possibile: «Lavorare per consenso è veramente difficile, frustrante e lento, ma gli occupanti si prendono il loro tempo - ha scritto recentemente The Nation, giornale storico della sinistra Usa, in un ritratto del movimento - ma una cosa che veramente distingue questi manifestanti è precisamente la loro speranza che un mondo migliore è possibile».Anche se la linea politica viene data dal Collettivo, in queste settimane di occupazione e proteste in realtà lo spirito pragmatico americano ha portato alla formazione di miriade di comitati e gruppi di lavoro che si stanno occupando dell'organizzazione effettiva della protesta e della comunicazione - naturalmente con ampio utilizzo dei nuovi media. Così sono nati i gruppi Media, Food, Direct Action e anche Sanitation, per garantire i servizi igienici nel campo degli occupanti.Per quanto riguarda il piano d'azione della protesta, e anche quale obiettivo potrà essere considerato vittoria, la General Assembly sottolinea che non è semplicemente il passaggio di una legge o, utopisticamente, iniziare anche negli Stati Uniti una rivoluzione. Ma più quello di costruire un nuovo movimento che nei prossimi giorni non solo idealmente si potrà legare con quello che i movimenti pacifisti Usa hanno annunciato a partire dal prossimo 6 ottobre - vigilia del decimo anniversario dell'inizio della guerra in Afghanistan- con l'occupazione di Freedom Plaza a Washington.Messi sotto assedio dalle proteste degli indignados, e sotto attacco per la proposta di Barack Obama di aumentare le tasse per gli ultra milionari, i banchieri di Wall Street «non si sento certo amati» e quindi non sembrano tanto entusiasti all'idea di sostenere il presidente. È quanto ammette Warren Buffett, l'investitore miliardario, ispiratore della misura che l'amministrazione democratica ha battezzato «Buffett rule» con cui si vogliono equiparare le aliquote dei miliardari con quelle applicate alle loro segretarie. «Wall Street certamente non si sente amata, e questo credo che dipenda anche da una certa retorica», ha detto l'81enne miliardario, intervistato dalla Pbs, impegnato a cercare finanziatori per la campagna di rielezione di Obama. Un chiaro riferimento alle parole usate dallo Speaker repubblicano John Boehner che ha accusato Obama di fare «lotta di classe».«Se si prendono tutte le persone che guadagnano più di un milione a Wall Street si può riempiere un auditorium enorme - ha aggiunto Buffett - ma il presidente ha pensato, 'O dio, guarda tutte le cose che abbiamo fatto per aiutare il business, dovrebbero apprezzarlo, e quello che voglio fare è mettermi tra di loro e i forconi».
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