giovedì 21 febbraio 2019
L'attore Jussie Smollett, alias Jamal Lyon nella serie Tv trasmessa anche in Italia, aveva inscenato il tutto per promuovere la sua carriera. L'ira di Trump su Twitter
Jussie Smollett (Ansa)

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Una messa in scena per una questione di soldi che indigna l'America. È crollato il muro di bugie costruito da Jussie Smollett - alias Jamal Lyon nella serie Tv Usa di Fox Empire - trasmessa anche in Italia. L'attore e cantante 37enne si è costituito a Chicago confessando di aver inventato e costruito ad arte la storia dell'aggressione omofoba e razzista. Compiuta, a suo dire, da persone che inneggiavano al “Make American Great Again” (Maga), lo slogan principe di Donald Trump. E l'ira del presidente non si è fatta attendere, come al solito su Twitter: "Che hai da dire su MAGA e su decine di milioni di americani che hai insultato con i tuoi commenti pericolosi e razzisti?".

Ora Smollett, messo agli arresti, dovrà rendere conto del suo comportamento davanti alla giustizia, per aver orchestrato un falso attacco per il quale ha pagato ben 3.500 dollari ai due complici che lo hanno aiutato, i fratelli Ola e Abel Osundairo. Il movente del piano non è politico, ma banalmente una questione di soldi. Secondo quanto spiegano gli investigatori, l'attore non era soddisfatto del suo stipendio. "Smollett - ha commentato il capo della polizia di Chicago Eddie Johnson - si è approfittato del dolore e della rabbia per il fenomeno del razzismo per provare a promuovere la sua carriera". Ha aggiunto anche che questa trovata pubblicitaria lascia Chicago (dove tra le altre cose viene girata la serie tv Empire) con una cicatrice che non merita. Parole durissime, dunque, che probabilmente porranno fine alla carriera di Smollett.

La notizia dell'aggressione nei suoi confronti aveva suscitato immediatamente choc e rabbia nell'opinione pubblica, soprattutto all'interno della comunità Lgbt. Ma anche nel mondo politico e dello spettacolo. Dalla parte di Smollett, tra le tante personalità, si erano schierate anche la candidata democratica alla presidenza Kamala Harris e la star televisiva e icona della comunità Lgbt Ellen DeGeneres. Lo stesso Trump, quando si diffuse la notizia dell'aggressione, aveva commentato: "Non c'è nulla di peggio".

Smollett deve rispondere per ora di falsa testimonianza, un'accusa che potrebbe costargli fino a tre anni di prigione. L'intera vicenda era cominciata il 22 gennaio scorso, quando l'attore denunciò di aver ricevuto una lettera indirizzata agli studi di produzione della serie tv e con il mittente “MAGA” in rosso. All'interno c'era scritto "Morirai, nero", e il contenuto era una polvere bianca che la polizia stabilì essere un antidolorifico. Il 29 gennaio Smollett denunciò quindi di essere stato aggredito da due uomini che urlavano "Questo è il paese MAGA". E che poi lo avrebbero colpito e lasciato con un cappio intorno al collo.

A febbraio, dopo che la polizia aveva cominciato a diffondere le immagini prese dalle telecamere di sorveglianza di due sospetti, gli agenti chiesero a Smollett di consegnare i tabulati telefonici. Il 14 febbraio i due sospettati furono interrogati, uno di loro aveva fatto la comparsa in Empire. A quel punto si comincia a pensare che l'attacco possa essere fasullo. Il 16 febbraio Smollett da vittima è diventato a sua volta un sospettato. Ieri l'attore è stato formalmente accusato e nelle scorse ore si è consegnato alle autorità.

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