martedì 2 giugno 2020
La governatrice di Hong Kong, Carrie Lam: «Due pesi e due misure». E la stampa cinese punta il dito contro il razzismo
Manifestanti bruciano una bandiera americana a Minneapolis

Manifestanti bruciano una bandiera americana a Minneapolis - Reuters

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L’occasione è ghiotta e la governatrice di Hong Kong, Carrie Lam non se la lascia sfuggire. Nelle città americane divampa la rabbia e le strade bruciano? «Gli Usa applicano un doppio standard. Abbiamo visto più chiaramente nelle recenti settimane i doppi standard che ci sono. Sapete che ci sono rivolte negli Usa e vediamo come i governi locali hanno reagito. Anche a Hong Kong, quando abbiamo avuto simili rivolte, abbiamo visto quali posizioni loro hanno adottato allora». Come dire, l’Amministrazione Usa condanna la repressione a Hong Kong ma la pratica in casa. Hong Kong, da giugno 2019, ha visto proteste anche molto violente partite dalla contestata legge sulle estradizioni in Cina e finite per sostenere la richiesta di riforme democratiche o ad alimentare manifestazioni anti-governative: finora, sono state arrestate oltre 9.000 persone. Gli Usa sono stati molto critici su come il governo dell'ex colonia ha gestito gli eventi fino a quando, dopo la legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, il presidente Donald Trump ha ventilato il ritiro dello status speciale di cui la città gode dal 1992 nei rapporti con Washington.
«Non c'è semplicemente alcuna giustificazione per qualsiasi governo ed economia di imporre sanzioni a Hong Kong di fronte al risultato di un processo legittimo del governo centrale e delle autorità centrale che è stato quello di prendere una decisione per promulgare leggi a favore di Hong Kong per meglio proteggere la sicurezza nazionale», ha continuato Lam, secondo cui con le sanzioni «colpiranno i loro interessi a Hong Kong».
Quello di Hong Kong è solo uno dei tanti “fronti” aperti nel rapporto sempre più burrascoso tra Usa e Cina. La rivolta negli Usa sembra aver annullato il vantaggio diplomatico che Trump aveva guadagnando, sfruttando il momento di difficoltà di Pechino. I riflettori internazionali si sono però rapidamente spostati da Hong Kong (e da Wuhan).
La stampa cinese gongola. Il Global Times, come aveva fatto ieri il China Daily, torna indietro nel tempo, alle proteste che lo scorso anno hanno portato il caos a Hong Kong per la contestata legge sull'estradizione di sospetti verso la Cina. «Il governo americano e il Congresso, così come il Regno Unito hanno semplicemente teso la mano ai manifestanti violenti che non avevano nulla a che vedere con gli obiettivi iniziali e li hanno elogiati come un “meraviglioso spettacolo da vedere” - scrive il giornale in un editoriale - Ovviamente non si aspettavano che uno spettacolo tanto bello si espandesse così rapidamente da poterlo vedere dalle loro finestre». «Stazioni di polizia date alle fiamme, negozi devastati, strade bloccare, poliziotti attaccati - incalza - Tutte azioni commesse come se i rivoltosi di Hong Kong si fossero intrufolati negli Usa». Il giornale parla degli Usa come di un Paese «con gravi discriminazioni razziali e diseguaglianze create dai vari poteri» e delle proteste come di «uno specchio che riflette la vergogna e la disgrazia dei politici americani». Sono, dice il Global Times, «bravi ad accusare gli altri e privi di una reale visione politica». E sentenzia: «È una regola generale che quando il caos dilaga, non ha nulla a che vedere con la scintilla iniziale».
Lo scontro, dopo la rottura sull’Organizzazione mondiale della sanità, rischia di diventare totale. La Cina ha ordinato ai trader statali di fermare gli acquisti di beni agricoli Usa, tra cui la soia, rischiando di affossare la “fase uno” dell'accordo commerciale firmato a gennaio. Lo riporta Bloomberg, secondo cui gruppi come Cofco e Sinograin hanno bloccato le operazioni in attesa che Pechino valuti le tensioni con gli Stati Uniti su Hong Kong. Le società cinesi avrebbero anche cancellato quantità indefinite di ordini di carne di maiale americana. Al momento, il blocco non sarebbe stato richiesto alle società private.

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