mercoledì 24 marzo 2021
Chiesto un Consiglio di sicurezza urgente per gli «attacchi dall’Occidente». La Nato: le azioni di Mosca sono minacce. Biden domani in collegamento con il Consiglio Europeo per ricostruire l'alleanza
Il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov e il collega cinese Wang Yi , ieri a Guilin in Cina

Il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov e il collega cinese Wang Yi , ieri a Guilin in Cina - Ansa

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In soli due mesi dall’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, le alleanze mondiali si sono ridisegnate, tornando all’assetto storicamente consolidato di Est contro Ovest. Al contempo, la nuova tolleranza zero della Casa Bianca nei confronti delle violazioni di Russia e Cina all’ordine internazionale ha spinto Mosca e Pechino a indurire le loro posizioni e a formare un asse in funzione anti-occidentale. Fra scambi di sanzioni e convocazioni reciproche degli ambasciatori, negli ultimi giorni si è instaurato un clima da guerra fredda che vede Usa ed Europa da una parte e le entità «destabilizzanti» (come sostiene la Nato) di Russia e Cina dall’altra. Lo sforzo per mettere contenere lo strapotere di Mosca e Pechino appare però tardivo, dopo quattro anni in cui, a parte l’imposizione di dazi commerciali, Donald Trump ha permesso ai due Paesi di espandersi liberamente. Tanto che ora la stessa Ue, pur schierandosi al fianco di Biden, è cauta nel voltare le spalle all’Est: che sia il gas russo o le importazioni cinesi.
Cina e Russia di certo non accetteranno di buon grado di lasciarsi mettere i bastoni fra le ruote e non hanno tardato a formare un asse in funzione anti-occidentale. Ieri hanno chiesto insieme un vertice tra membri permanenti del Consiglio di sicurezza per affrontare «questa fase di turbolenza politica». Dopo essersi incontrati nel Sud della Cina, i rispettivi ministri degli Esteri, Wang Yi e Sergeij Lavrov, hanno dichiarato che «è necessario stabilire un dialogo sui modi per risolvere i problemi comuni dell’umanità nell’interesse del mantenimento della stabilità globale». Si tratta di una risposta alla nuova serie di sanzioni varate da Ue, usa, Gran Bretagna e Canada contro diversi funzionari cinesi per la persecuzione dei musulmani uighuri nella regione dello Xinjiang. Pechino ha reagito anche schiaffando analoghe misure contro una decina di personalità europee, tra cui cinque europarlamentari. Quindi ha convocato l’ambasciatore dell’Ue, Nicolas Chapuis, per esprimere le sue rimostranze. Intanto Mosca interrompeva i suoi rapporti con l’Ue e accusava gli Usa di «affidarsi alle alleanze politico-militari della Guerra fredda». Bruciano particolarmente a Pechino le «lezioni sui diritti umani», impartite dall’Europa, e ha ammonito che la sua determinazione a proteggere i propri interessi «è incrollabile».
Una minaccia non gradita alla Francia, che ha convocato a sua volta l’ambasciatore cinese, ne ha ricevuto in prima battuta un «no, grazie» e ha tuonato contro l’affronto. Lo stesso malumore è riecheggiato nella dichiarazione dei ministri degli Esteri della Nato, per coincidenza riuniti ieri a Bruxelles. «Le azioni aggressive della Russia costituiscono una minaccia per la sicurezza euro-atlantica – vi si legge –. Poteri assertivi e autoritari sfidano l’ordine internazionale basato, anche attraverso minacce ibride e cibernetiche».
Intanto da Bruxelles, il segretario di Stato Usa, Tony Blinken – reduce da un teso summit con la Cina in Alaska – ha ribadito la forte opposizione Usa al gasdotto Nord Stream 2, che la Germania sta ultimando con la Russia. E Biden, che ha declinato l’invito di Putin a un colloquio telefonico, ha accettato di intervenire in videoconferenza al Consiglio Ue di domani per «ricostruire l’alleanza» transatlantica.

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