lunedì 29 marzo 2021
Alla sbarra l'ex agente di polizia bianco Derek Chauvin, che ha premuto il ginocchio sul collo di Floyd per 8 minuti e 46 secondi. «È un referendum sulla giustizia americana»
L'avvocato della famiglia Floyd, Benjamin Crump, poco prima di entrare in aula per l'inizio del processo a Minneapolis

L'avvocato della famiglia Floyd, Benjamin Crump, poco prima di entrare in aula per l'inizio del processo a Minneapolis - Reuters

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Il processo per la morte di George Floyd è un vero e proprio "referendum sulla giustizia americana", per vedere se negli Stati Uniti possano essere garantiti "giustizia e uguaglianza per tutti". Così, all’avvio oggi a Minneapolis del procedimento giudiziario, si sono espressi i legali della famiglia dell'afroamericano ucciso nel maggio 2020 dall'ex agente di polizia bianco Derek Chauvin, che ha premuto il ginocchio sul collo di Floyd per 8 minuti e 46 secondi. “L'America ha ora un'opportunità. Questo - hanno aggiunto i legali della famiglia Floyd - è un momento decisivo per la storia del nostro Paese, per dimostrare che tutti hanno gli stessi diritti costituzionali. Questo è il momento di dimostrare al resto del mondo che l'America non abdica ai suoi ideali e non si tira indietro quando si tratta di libertà e di giustizia. È stata tortura".

Un murales dedicato a George Floyd a Minneapolis

Un murales dedicato a George Floyd a Minneapolis - Reuters

I giurati del processo per l'omicidio di Floyd rimarranno anonimi e nascosti alle telecamere, che hanno cominciato a trasmettere in diretta streaming il procedimento destinato a segnare un capitolo fondamentale della storia dei rapporti razziali in America. Per tre settimane l'accusa e la difesa hanno combattuto per la selezione della giuria, eliminando oltre 100 dei potenziali giurati per il caso che ha avuto un impatto emotivo enorme non solo a Minneapolis ma in tutto il Paese. Alla fine dal gruppo iniziale sono state scelte 15 persone, nove donne e sei uomini, nove bianchi e sei afroamericani.

Attivisti per i diritti degli afroamericani alla vigilia del processo a Minneapolis

Attivisti per i diritti degli afroamericani alla vigilia del processo a Minneapolis - Reuters

La morte di Floyd ha spinto milioni di persone negli Stati Uniti e nel mondo a scendere in piazza per settimane per dire basta al razzismo accanto al movimento Black Lives Matter, di cui “Big Floyd” è divenuto una vera e propria icona. Il processo è uno dei casi di più alto profilo contro la polizia violenta dal 1991, ovvero da quando l'afroamericano Rodney King fu brutalmente picchiato da quattro agenti a Los Angeles. Da allora diversi afroamericani sono morti nelle mani della polizia e gli agenti responsabili l'hanno per lo più fatta franca, come nei casi di Eric Garner, Breonna Taylor e Daniel Prude. Ora è la volta di Chauvin, ex veterano del dipartimento di polizia di Minneapolis.

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