venerdì 16 gennaio 2015
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La soddisfazione e la gioia per il rientro in Italia di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo dopo sei mesi di prigionia per loro e di angoscia per i familiari non possono che essere molto grandi. Le due giovanissime volontarie sono l’espressione di un Paese che ha ancora forze fresche sul fronte della solidarietà e della disponibilità al sacrificio per gli altri in un momento in cui alla ribalta dei media sono ben altri giovani, alcuni di essi transitati dalla Siria, come le nostre ragazze, ma con animo e scopi certo differenti, e lo si è visto a Parigi e in queste ore in Belgio.La vicenda degli ostaggi solleva però anche altre considerazioni. Innanzi tutto, l’efficacia dell’operazione di intelligence che servizi e ministero degli Esteri hanno condotto e che ha portato ieri alla attesa liberazione. Una paziente opera di tessitura di contatti e di trattative delicate, sempre sull’orlo di una rottura e di un epilogo tragico, in uno scenario bellico estremamente complicato qual è quello siriano. Non era un sequestro della criminalità organizzata italiana, con lettere e telefonate al fine di concordare un riscatto e parallele indagini per tentare un blitz nel covo sulle montagne. In Siria ci si muove tra mille ombre, con mediatori inaffidabili e sfuggenti, agenti sul campo e contatti da lontano. Secondo il gruppo fondamentalista al-Nusra anti-Assad, che deteneva Greta e Vanessa, l’Italia era un “nemico” da punire, ma anche un potenziale, riluttante “finanziatore”. La voce non confermata del riscatto di dodici milioni di euro è infatti l’altro elemento da mettere nel bilancio di questa operazione. Non è possibile portare in salvo un prigioniero dal pantano mediorientale senza scendere a qualche compromesso, e la vita delle due cooperanti non era certo soggetta a 'quantificazione': ogni sforzo è stato ovviamene ben speso. Non si può d’altra parte sottacere che la cifra, qualunque sia, andrà a finanziare altre azioni violente ed alimentare una guerra tra le più spietate e sanguinose. Si tratta della ragione per cui alcuni Paesi decidono, dolorosamente, di non pagare riscatti ai terroristi. Accuse e polemiche in questo momento paiono del tutto fuori luogo, ma la necessità di abbinare il generoso slancio umanitario alla doverosa prudenza sembra una lezione che più che mai dobbiamo apprendere dalla felice conclusione della vicenda di Greta e Vanessa.
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