Nessuno vuole i profughi siriani. O se li vuole, è disposto ad accettarne troppo pochi. La conferenza organizzata a Ginevra dall'Alto commissariato dell'Onu per i
rifugiati (Unhcr) non ha quindi raggiunto gli obiettivi sperati. Ovvero dislocare nei prossimi 3 anni il 10% dei profughi siriani ospitati dai Paesi confinanti con la Siria, oggi in grave difficoltà. Si trattava di raggiungere o avvicinarsi al numero di 480.000 persone.
Nel comunicato finale diffuso dall'Unhcr si legge che "gli stati membri si sono impegnati ad accoglierne solo 185.000". Una cifra che rappresenta un "modesto aumento" di soli 7.000 profughi in più rispetto ai 178.000 che gli stessi stati
si erano offerti di accogliere prima della conferenza.
"Non mi ero fatto illusioni, in questo momento difficile e
preoccupante", ha commentato l'Alto commisario per i diritti
umani, l'italiano Filippo Grandi.
La riunione di Ginevra è seguita alla conferenza dei
donatori di Londra dello scorso febbraio, durante la quale era
stata raccolta la cifra di 9,7 miliardi di euro da destinare a
nuovi aiuti umanitari. I paesi confinanti con la Siria, Turchia
in testa (che ne ospita 2,7 milioni) Giordania e Libano, hanno accolto finora
in totale 4,8 milioni di persone. L'obiettivo della conferenza era
quello di alleggerire del 10% il carico di profughi ai tre
Paesi. Obiettivo mancato.
Nel suo intervento di apertura della conferenza, il
segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon aveva chiesto di
"rispondere alla più grande crisi di rifugiati e sfollati dei
nostri tempi" con "un aumento esponenziale della solidarietà
mondiale". Ma non pare che sia stato ascoltato.
Alla conferenza è intervenuto anche il ministro degli
Esteri Paolo Gentiloni, che ha annunciato un
"rafforzamento del programma di accoglienza finanziato dall'Ue,
per accogliere in Italia entro il 2017, 1.500 rifugiati
siriani".