venerdì 1 aprile 2016
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Un’escalation di violenza ha accolto, fra mercoledì e giovedì, l’arrivo a Tripoli del premier designato Mohammad Fayez al-Sarraj, accompagnato da altri membri del governo di unità nazionale libico. «Purtroppo non si poteva immaginare altro», è il commento di Roberto Aliboni, consigliere scientifico del-l’Istituto affari internazionali (Iai), esperto di Mediterraneo e Medio Oriente, contrario a quella che definisce «una forzatura». Il primo ministro Sarraj è arrivato mercoledì scorso dalla Tunisia via mare a bordo di una motovedetta libica, scortata a distanza, in mare e in volo, dalla presenza alleata di italiani, francesi e britannici. Perché un’accelerazione del genere mentre erano ancora in corso trattative? Non mi pare che sia stata una grande idea, per la verità. Mi sembra un’esplicita provocazione. Si è voluto fare sì che questo governo si auto-nominasse. Io credo che questo elemento tattico nasca dalla premura dei governi alleati, americani, francesi, anche tedeschi. I negoziati procedevano a rilento. Per l’Italia, poi, la vicenda dei quattro ostaggi (dipendenti del gruppo Bonatti di Parma, rapiti nel luglio dell’anno scorso) di cui due deceduti è stata come un campanello d’allarme dell’evolversi della situazione libica verso il peggio. Quanto incide il fattore Daesh nelle strategie adottate in queste ore? È determinante. Stati Uniti e Francia sono i Paesi che premono di più per un intervento perché il Daesh si fa più pericoloso. Ma siccome l’intervento è condizionato alla richiesta esplicita da parte di un governo di unità nazionale, e questo esecutivo stentava a nascere, diciamo così, per via naturale, si è optato per un taglio cesareo. Ora Sarraj da Tripoli chiede aiuto e così si può rispondere alla sua chiamata. Eppure, pare che i jihadisti di al-Baghdadi non stiano guadagnando terreno in Libia. In base alle informazioni di cui siamo in possesso ad oggi, la loro presenza sul territorio libico non sembrerebbe sconvolgente, ma la preoccupazione è per l’intera regione. Per Tunisi sono una minaccia grave, la Tunisia è veramente a rischio, quindi credo che abbia chiesto aiuto. E se consideriamo gli attentati in Europa, anche questi hanno messo sul chi va là Usa ed europei sulla necessità di fermare il Daesh. Anche se sinceramente non è così chiaro, per me, il legame fra questi attacchi e il sedicente “Stato islamico”. Quindi bisogna intenderla così: un’azione contro Daesh e non negli affari libici? Ecco, sì. È più un intervento per fermare i Daesh che per sistemare il quadro libico. E poi, soprattutto, è un’azione che va letta allargando la prospettiva a tutta la regione: Tunisia ed Egitto la chiedono. Eppure, pare che i jihadisti di al-Baghdadi non stiano guadagnando terreno in Libia. Secondo i dati in nostro possesso, la loro presenza non è sconvolgente, ma per Tunisi sono una minaccia grave. E se consideriamo gli attentati in Europa, si comprende perché Usa ed europei sono così sul chi va là. Di fatto, però, a Tripoli ora sta iniziando un conflitto civile. Quali i rischi di questa operazione? Si prende un rischio perché ci sono altri rischi. Questa è la politica della presidenza Obama: colpire i Daesh senza intervenire direttamente sul terreno – intendo con la fanteria, non con i corpi scelti, che comunemente non sono considerati una forza in campo – coinvolgendo attori locali, in questo caso Sarraj alleato del generale Haftar. Quanto alla guerra civile, accade perché lo sbarco del Governo di unità nazionale non è stato preparato adeguatamente. L’opera di mediazione a Tripoli era stata affidata al generale italiano (Paolo) Serra, a supporto del lavoro dell’inviato (speciale Onu per la Libia, Martin) Kobler. Evidentemente, non sono stati stretti accordi preventivi solidi. Ora, paradossalmente, c’è più possibilità di prima che Daesh guadagni consenso fra la popolazione? Si rischia che il nazionalismo libico, fra i giovani in particolare, si saldi con le istanze jihadiste contro l’invasore straniero. Insomma, niente di nuovo, cose già viste. © RIPRODUZIONE RISERVATA Jihadisti del Daesh a Sirte
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