domenica 27 marzo 2016
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Prima di tutto la solidarietà e la vicinanza. Siamo tutti belgi in quanto rifiutiamo il terrorismo stando al fianco delle vittime, e l’intero Paese è vittima della violenza integralista che ha colpito martedì a Bruxelles. Poi, però, è impossibile ignorare le fragilità di un sistema di sicurezza che si è 'dimenticato' di farsi consegnare il terrorista che avrebbe fatto strage all’aeroporto internazionale. Ed è difficile sottovalutare il segnale simbolicamente negativo dato ieri dal governo con la richiesta di annullare, come poi è stato, la marcia anti-paura, spontaneamente nata su Internet. La ragione: proprio la paura. Paura di attentati. Motivo nobile cercare di garantire l’incolumità di tutti, ma forse non al prezzo di dichiararsi apertamente vulnerabili e incapaci di prevenire. Come, d’altra parte, non ricordare la straordinaria manifestazione a Parigi con leader politici e folla di comuni cittadini dopo gli attentanti del gennaio 2015 o, e nel marzo dello stesso anno, la marcia per le strade di Tunisi dopo l’attentato al Museo del Bardo? Che qualcosa non vada è emerso anche da un’intervista di ieri all’ex premier Elio Di Rupo. «Belgio Stato fallito?», gli è stato chiesto. La sua risposta lascia a dir poco perplessi: «No, è un Paese di libertà totale, è fantastico. Si può essere blasfemi. C’è l’aborto e c’è l’eutanasia». Serve proprio qualcos’altro della morte a comando (e commando) per rendere un Paese fantastico. Più giusto e sicuro, per i belgi e non solo per loro.
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