martedì 4 aprile 2017
Approvato un regolamento contro la «radicalizzazione» della regione autonoma, abitata prevalentemente da islamici uighuri. Pechino: «Puntiamo alla prevenzione e non alla repressione»
Contro il «terrorismo», nello Xinjiang Pechino vieta barbe e velo
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Si chiama “Regolamento sulla radicalizzazione nella regioneautonoma dello Xinjiang”. Ed è la risposta cinese, entrata in vigore ieri, allapresunta minaccia dell’estremismo islamico nella regione autonoma. Caposaldodel provvedimento il divieto – accompagnato da altre tredici restrizioni, trale quali quella di «usare le credenze religiose radicali per interferire nellostile di vita» delle persone – di

«indossare abiti che ricoprano interamente» le donne o di portare barbe «irregolari», due comportamenti tacciati dallegislatore cinese come “portatori” di estremismo. La trascrizione deldocumento, che conta 50 articoli, può essere letta sul sito dell’Uhrp, loUyghur human rights project. Per Pechino l’estremismo nella regione costituisceun problema «di sicurezza nazionale».

Lo Xinjiang, nel quale si concentrano oltre otto milioni diuighuri e 24.200 moschee – i musulmani in Cina rappresentano l’1,8 per centodella popolazione–, da tempo rappresenta una spina nel fianco del gigantecinese: la regione confina con otto Paesi diversi, tra cui il Pakistan el’Afghanistan. Sempre secondo Pechino, nella regione la spinta autonomista sisarebbe saldata con l’estremismo islamico o comunque sarebbe un terreno porosoper la penetrazione del fondamentalismo. La riprova, per la Cina, è tutta negliattacchi del 2014. «

Puntiamo alla prevenzione, attraverso l’educazione, più chealla repressione», ha detto all'agenzia “Xinhua” unfunzionario cinese. Quanto questo “pezzo” di Cina musulmana, e refrattariaall’“invasione” culturale del regime comunista, conti per l’economia delgigante asiatico lo confermano una serie di dati. Il territorio dello Xinjiangè ricco di petrolio. Si stima che esso custodisca riserve pari a circa 20miliardi di barili di oro nero. Secondo “Thediplomat”, la regione assicura il 13 per cento della produzionedi petrolio della Cina, il 30 per cento di quella di gas. Negli ultime mesi,secondo la “Reuters”, la stretta sulla sicurezzada parte di Pechino sarebbe aumentata. Un sistema di allarme pubblico risuonatre volte al giorno per le strade di Kashgar, costringendo i commercianti dellacittà a partecipare a (surreali) esercitazioni anti terrorismo.

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