venerdì 5 febbraio 2021
Venne rapito e reclutato dall'Lra a 9 anni. Si è poi reso responsabile di crimini di guerra e contro l'umanità
Dominic Ongwen, oggi 46enne, ha assistito impassibile alla lettura della sentenza

Dominic Ongwen, oggi 46enne, ha assistito impassibile alla lettura della sentenza - Reuters

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Da vittima a carnefice. Una storia drammatica iniziata nel remoto nord dell’Uganda degli anni Ottanta. Dominic Ongwen, condannato ieri dalla Corte penale internazionale (Cpi) all’ergastolo, aveva nove anni quando venne rapito nella cittadina di Gulu dal famigerato gruppo ribelle dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra). Una setta nota per la sua brutalità che fa capo a uno dei criminali più ricercati del Continente, Joseph Kony. Delle 70 accuse per crimini di guerra e contro l’umanità, i giudici della Cpi ne hanno confermate 61.

Una lunga lista di imputazioni

​La lista delle imputazioni contro Ongwen, 46 anni, che si è arreso alle autorità ugandesi nel 2015 per paura di essere ucciso dai suoi compagni, era talmente lunga che il tribunale gli ha permesso di rimanere seduto durante la lettura del verdetto. Il volto dell’ex ribelle, arrivato dopo anni di lotta armata alla cima dell’Lra, era impassibile. Nessuna emozione in grado di tradire quello che l’imputato pensava in quel momento. Sei anni di processo, il secondo in cui è stata raggiunta una sentenza definitiva per un ex ribelle, dopo quello del congolese Bosco Ntanganda nel 2019.
La difesa ha insistito sul fatto che il suo cliente era stato arruolato da Kony in tenera età. Crescendo non aveva avuto nessuna concreta possibilità per cercare altre opportunità di vita se non quelle di usare la forza per sopravvivere e uccidere. Molti altri insorti sono stati obbligati a violentare civili, a volte i propri familiari, oppure sono stati uccisi. Qualsiasi esitazione rappresentava una condanna a morte. «I capi d’accusa sono legati solo agli anni tra il 2002 e il 2005 – ha ribadito Bertram Schmitt, giudice della Cpi all’Aja –. La colpevolezza di Dominic Ongwen, adulto all’epoca, è stata stabilita oltre ogni ragionevole dubbio».

I ribelli nella boscaglia ​

Stupri, matrimoni forzati, omicidi, schiavitù, e molti altri atti erano all’ordine del giorno. In quegli anni, inoltre, l’Lra aveva iniziato la sua espansione. Il raggio d’azione non riguardava solo il nord Uganda, ma anche Sud Sudan, il nord-est della Repubblica democratica del Congo, Sudan e Centrafrica. I ribelli vivevano nel “bush”, la fitta boscaglia che segna vaste zone della regione. Un ambiente difficile da penetrare per l’esercito ugandese e le forze speciali come quelle statunitensi. Quando erano a corto di scorte e “soldati”, i ribelli uscivano dalle loro tane per saccheggiare interi villaggi.
Negli ultimi anni, però, la loro forza ha iniziato a scemare. Complici la fuga e defezione di numerosi insorti oltre all’avvento dell’ondata jihadista che da almeno dieci anni sta travolgendo differenti Paesi del Sahel. Gruppi armati legati ad al-Qaeda o al Daesh hanno adombrato il terrore dell’Lra fondato nel lontano 1987. Ma la cui sola menzione continua comunque a far paura.

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