venerdì 12 febbraio 2021
Nuova udienza del processo all’oppositore Navalny. Lavrov minaccia: «Conseguenze in caso di sanzioni». Il Cremlino ridimensiona. Berlino: «Sconcertati». Bruxelles: «Rapporti ai minimi termini»
Il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov

Il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov - Reuters

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Annunciato da giorni, spira implacabile sull'Europa il Burian, il vento siberiano che porta il gelo nei rapporti con Mosca, in questo strano Risiko di provocazioni e prese di posizione. Dopo lo sgarbo dell'espulsione di diplomatici europei durante la visita di Josep Borrell in Russia e il nulla di fatto sulla richiesta di liberazione dell'oppositore Alexseij Navalny, il rischio di nuove sanzioni, più che una minaccia, è un'ipotesi concreta sul tavolo dei ministri degli Esteri europei che si riuniranno il 22 febbraio. Un'eventualità che Mosca – già alle prese con un'amministrazione Biden decisa a tenere testa a Putin, anche mantenendo il contingente militare Usa di stanza in Germania – non può lasciar passare come nulla fosse.

I toni si sono accesi ulteriormente oggi, anche se poi il gioco delle parti ha fatto leggermente correggere il tiro al Cremlino. Mosca, ha annunciato dapprima il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov – «è pronta a rompere le relazioni con l'Unione Europea». Boom. «Se vediamo ancora una volta, proprio come in altre occasioni, che le sanzioni vengono imposte in alcuni settori e creano rischi per la nostra economia, anche nei settori più sensibili, allora sì – ha proseguito Lavrov –. Non vogliamo essere isolati dalla vita internazionale, ma dovremmo essere preparati a questo». E ancora: «Se vuoi la pace, prepara la guerra». Le sanzioni, ha concluso Lavrov, «non portano a nulla e non sono in grado di cambiare la nostra rotta verso la difesa degli interessi nazionali». Il caso Navalny, insomma, è un fatto interno in cui Mosca non ammette ingerenze.

Dichiarazioni che la Germania ha bollato come «veramente sconcertanti e incomprensibili». Di pari passo, il portavoce per gli Affari esteri dell'Ue, Peter Stano, sottolineava: «Lo stato dei rapporti tra Ue e Russia non è buono. Anzi, ha raggiunto un punto di minimo». Stano ha quindi aggiunto che è «prassi usuale delle nostre missioni diplomatiche seguire i processi ogni volta che è possibile, specialmente in casi» in cui ci sono rischi di violazioni dei diritti umani, come in quello dell'oppositore russo Navalny, ricomparso ieri in tribunale per una nuova udienza. Poco dopo è arrivato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, a interpretare il ruolo del «poliziotto buono»: i media, ha detto, hanno rilanciato «fuori contesto» le parole di Lavrov, che insomma sarebbe stato frainteso. È stato però lo stesso Peskov a spiegare che Mosca «vuole sviluppare relazioni con la Ue, ma se Bruxelles sceglie la strada» delle sanzioni bisogna essere preparati al peggio. La via dello scontro aperto, insomma, sembra già segnata.

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