lunedì 26 gennaio 2009
La Ue è unita nel non volere un nuovo governo di Hamas a Gaza, ma si trova divisa sull'aiuto da dare agli Usa per la chiusra del carcere di Guantanamo. E' quanto emerge dal vertice dei ministri degli Esteri che si sta svolgendo a Bruxelles.
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La Ue è unita nel non volere un nuovo governo di Hamas a Gaza, ma si trova divisa sull'aiuto da dare agli Usa per la chiusra del carcere di Guantanamo. E' quanto emerge dal vertice dei ministri degli Esteri che si sta svolgendo a Bruxelles.Gaza. La preoccupazione generale, e in particolare dei palestinesi e degli egiziani, è quella "di non creare le condizioni per un nuovo governo di Hamas" nella Striscia di Gaza. Lo ha detto questa mattina da Bruxelles il ministro degli Esteri, Franco Frattini, poco prima della riunione dei ministri degli Esteri dell'Unione europea che affronterà anche il tema della crisi Medio orientale. Riferendo delle discussioni della cena di ieri sera tra i ministri degli Esteri dei 27 e dei ministri di Egitto, Giordania, Turchia ed Autorità nazionale palestinese (Anp), Frattini ha spiegato che i tre punti della proposta italiana sulla crisi di Gaza "sono entrati nel documento" che dovrà essere licenziato oggi dalla riunione di Bruxelles.I ministri europei si sono trovati, ha riferito Frattini, tutti d'accordo sulla necessità che in questa fase bisogna «lasciar lavorare gli egiziani», soprattutto sul tema caldo della riconciliazione tra palestinesi. Una riconciliazione che, naturalmente, ha dei punti fermi per l'Europa: uno Stato solo, non si può parlare di un governo di Gaza, e la Striscia deve essere sotto il controllo dell'Anp.Rimane tutto in piedi ancora il problema di chi dovrà gestire la ricostruzione di Gaza: secondo Frattini, la sua idea che siano le agenzie dell'Onu e l'Anp a gestire la ricostruzione sarà alla fine condivisa e recepita nelle conclusioni. Secondo il titolare della Farnesina infatti non si può affidare un compito così importante a «generiche Ong che possono essere legate ad Hamas». Permangono infine «perplessità» egiziane sul pattugliamento marittimo per bloccare il traffico di armi verso la Striscia. Gli egiziani, ha riferito Frattini, chiedono in sostanza tempo per accertare da dove provengono veramente le armi perchè, a loro avviso, la rotta non è quella Mediterranea «ma quella che passa dall'Africa». Il ministro degli Esteri comunque confermerà anche oggi a Bruxelles la disponibilità dell'Italia a partecipare sia ad una nuova versione della "missione Euban", sia ad una missione di pattugliamento delle acque.Guantanamo. I ministri degli esteri della Ue, riuniti oggi a Bruxelles, cercano una via comune per regolare l'accoglienza eventuale di un gruppo di ex prigionieri del carcere di Guantanamo, che gli Stati Uniti di Barack Obama hanno annunciato di volere chiudere entro un anno. Tutti i paesi europei hanno accolto con grande soddisfazione la decisione Usa di chiudere quello che è diventato nel mondo il simbolo della deriva della lotta americana contro il terrorismo, ma sulla collaborazione da assicurare agli Usa esistono opinioni diverse tra i 27. «L'Italia è pronta a collaborare», ha assicurato il ministro Franco Frattini. Stessa disponibilità ha confermato il Portogallo il cui ministro Luis Amado è stato il primo a chiedere ai collegi un orientamento comune. «Spetta agli Usa decidere le modalità di chiusura, ma noi dobbiamo valutare come possiamo aiutare per accogliere prigionieri innocenti che rischierebbero la morte o la tortura, se rispediti nei loro Paesi», ha detto il capo della diplomazia del Lussemburgo Jean Asselborm, precisando che le valutazioni «andranno fatte caso per caso». Diverso l'avviso della Gran Bretagna. «Il Regno Unito ritiene di avere già fatto la sua parte», ha detto il ministro David Miliband, ricordando che la Gran Bretagna ha già accolto nove ex detenuti.Sulle responsabilità degli Usa ha insistito il ministro svedese Carl Bildt: «Ci aspettiamo più informazioni dagli Usa sulle modalità con le quali intendono agire. La chiusura di Guantanamo è responsabilità Usa non della Ue», ha detto.  Anche l'Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza della Ue Javier Solana ha messo in evidenza la responsabilità degli Usa, ma ha rilevato che se «la Ue può contribuire a facilitare la chiusura, la Ue proverà a dare una mano+. Olanda, Austria, Danimarca e Polonia hanno espresso  nei giorni scorsi una posizione di chiusura, dicendosi non disponibili. Per facilitare una presa di posizione comune, la Francia ha annunciato per oggi la presentazione di un piano in cinque punti, che afferma il principio della collaborazione, ma lascia a ciascun stato membro la possibilità di concretizzarla sulla base di valutazione 'caso per casò di ciascun prigioniero, L'accoglienza degli ex detenuti comporta infatti problemi giuridici molto rilevanti. Sono almeno 60 gli ex prigionieri, dei 245 in totale, per i quali gli Usa potrebbero chiedere aiuto ai paesi europei.
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