mercoledì 14 aprile 2021
Il capo della Casa Bianca al leader russo: «Allentare la tensione». Poi propone un summit in «un Paese terzo per risolvere i problemi Usa-Russia». Il «sì» del Cremlino: «Dialogo per la sicurezza»
Militari ucraini sulla linea del fronte con i separatisti russi vicino alla cittadina di Marinka, nella regione di Donetsk, nel Donbass

Militari ucraini sulla linea del fronte con i separatisti russi vicino alla cittadina di Marinka, nella regione di Donetsk, nel Donbass - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Una giornata di continue dichiarazioni al veleno incrociate, conclusa con una telefonata tra Joe Biden e Vladimir Putin in cui il presidente Usa ha chiesto al capo del Cremlino di allentare le tensioni sull’Ucraina e proposto un summit in un Paese terzo per discutere di tutti i dossier aperti tra i due Paesi. La questione del Donbass, la regione sud-orientale dell’Ucraina in cui la Russia sostiene i separatisti russofoni, si dimostra il primo nodo nei rapporti tra l’Amministrazione Biden, la Nato e il Cremlino. Nella conversazione con Putin, il presidente Usa ha ribadito «l’incrollabile impegno degli Usa verso la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina» esprimendo «le preoccupazioni per l’improvviso rafforzamento russo nella Crimea occupata e ai confini con l’Ucraina», dove Mosca ha ammassato truppe, facendo temere per una mossa sul Donbass rimile all’annessione di fatto della Crimea nel 2014. «Entrambe le parti hanno espresso la volontà di continuare il dialogo», si legge in una nota della presidenza russa, in cui si conferma la proposta di Biden di un incontro, ma non si specifica se Putin abbia già dato la sua risposta.

Poche ore prima era stata l’Alleanza Atlantica a far sentire la sua voce al fianco dell’Ucraina, mentre la Russia aveva accusato da una parte la stessa Alleanza di voler schierare «40mila uomini e 15mila mezzi e strumenti bellici, compresi aerei strategici» ai suoi confini e dall’altra gli Stati Uniti di voler trasformare l’Ucraina in una «polveriera». «Se la situazione si aggrava, ovviamente faremo di tutto per garantire la nostra sicurezza e l’incolumità dei nostri cittadini, ovunque si trovino», la velata minaccia del vice ministro degli Esteri Sergeij Ryabkov, secondo cui «Kiev ei suoi alleati in Occidente saranno interamente responsabili delle conseguenze di un’eventuale escalation».

Il nuovo capo del Pentagono Lloyd Austin, che ha incontrato ieri a Berlino la sua omologa tedesca Annegret Kramp-Karrenbauer, ha annunciato che gli Usa dispiegheranno 500 soldati in più in Germania. Una mossa che rappresenta un’inversione di rotta di Biden rispetto alla politica della precedente amministrazione Trump, che voleva trasferire le truppe americane di stanza nel Paese. Il numero dei soldati dispiegati è poco più che simbolico, ma è un segnale che Washington manda alla Russia sul fatto che il fronte orientale europeo non è destinato a restare sguarnito. Mosca, di rimando, ha trasferito due armate e tre unità di truppe aviotrasportate nelle «aree per le esercitazioni» e nei pressi dei confini occidentali russi.

Austin ieri ha sottolineato la contrarietà di Washington anche al progetto di gasdotto Nord Stream 2. «Abbiamo espresso la nostra opposizione a questo accordo e all’influenza che darà alla Russia. Ma non lasceremo che questo problema sia di ostacolo alla relazione straordinaria che abbiamo con la Germania», le sue parole. L’infrastruttura, che raddoppierà le forniture di gas russo alla Germania, è vista con aperta ostilità dagli Stati Uniti e da altri Paesi a partire dall’Ucraina, che viene aggirata dal percorso del gasdotto e vede così indebolirsi il suo ruolo strategico nella sicurezza energetica dell’Europa. Il tutto proprio mentre salgono i toni tra Mosca e Kiev sul Donbass.

Sulla questione del Donbass è intervenuto ieri il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che a Bruxelles ha ricevuto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, incontratosi poi nella capitale belga anche con il segretario di Stato Usa Blinken. «La Nato sta con l’Ucraina. Il sostegno dell’Alleanza per la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina è incrollabile», le parole di Stoltenberg, secondo il quale la Russia «deve porre fine all’aumento della presenza militare dentro e attorno all’Ucraina, fermare le provocazioni e procedere immediatamente alla de-escalation». «Se Mosca dovesse intraprendere una mossa sconsiderata o avviare una nuova spirale di violenza, pagherà caro, in tutti i sensi», ha evidenziato da parte sua Kuleba. «Non vogliamo la guerra con la Russia e cerchiamo di risolvere il conflitto in modo diplomatico», ha sottolineato ancora il ministro degli Esteri ucraino, che però ha esortato a «non ripetere l’errore del 2014», un riferimento all’annessione russa della Crimea.

Nei giorni scorsi Kiev aveva invocato la sua rapida adesione alla Nato, un progetto che inquieta, e non poco, il Cremlino. «La Russia non ha mai posto una minaccia a nessuno», ha sottolineato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, a proposito dell’aumento della tensione nella regione. Tutte dichiarazioni seguite poi dalla chiamata tra Biden e Putin, in cui il leader Usa ha ribadito il suo obiettivo di «costruire una relazione stabile e prevedibile con la Russia coerente con gli interessi Usa».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: