giovedì 23 giugno 2022
Pioggia di missili distrugge i silos di olio di semi a Mykolaiv. Il messaggio per gli abitanti è chiaro: andate via o morirete di stenti. Alta tensione a Odessa
Scene ucraine

Scene ucraine - Ansa

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Dopo aver distrutto le cucine e il deposito di acqua potabile per gli sfollati ieri è toccato ai silos di olio di semi nel porto di Mykolaiv. Undici missili – solo due intercettati e distrutti – almeno due morti e un centinaio di civili in ospedale per gli attacchi dall’ultimo fine settimana. Il messaggio è chiaro: la popolazione deve andarsene, o morirà di stenti. A un’ora d’auto di distanza – ma gli allarmi sono regionali –, Alexandra non teme più le sirene. Ieri a Odessa sono suonate otto volte. E per otto volte i bambini dell’ospedale pediatrico cittadino sono stati portati nei sotterranei. Alexandra ne farebbe anche a meno. Non le importa più. La gamba sinistra amputata e il volto segnato da un missile caduto vicino alle case di Belgorod-Dnestr per lei vogliono dire solo una cosa: «Non potrò essere una ginnasta». I suoi sogni si sono spenti a 6 anni, quando l’inverno stava per finire e arrivava il carnevale. I genitori sono con lei mattino e sera. Sono disposti ad andare ovunque per assicurare che possa tornare a camminare e almeno ogni tanto a sorridere.

I bollettini di guerra non raccontano le vite cambiate e quelle perdute. Ordigni, obiettivi, sigle in codice di armi e velivoli vengono trasmessi a ciclo continuo. Oramai chiunque qui sa distinguere tra un Kalibr e un Onycs, tra un missile da crociera e un razzo anticarro. Ma nella città che non rinuncia a sé stessa, alla sua musica e alle sue pedalate sul lungomare, temono che prima o poi l’artiglieria a lunga gittata decida di avvicinarsi sempre di più ai quartieri del centro, finora sfiorati dalle deflagrazioni. Il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato di avere ottenuto prove sufficienti per considerare il “Policlinico 29” di Odessa un deposito mascherato di armamenti e soldati. Il sindaco Gennady Trukhanov comprende subito quale sia il rischio.

E chiama a raccolta quanti più giornalisti stranieri a cui concedere libero accesso nel complesso sanitario. «Non c’è niente qui di quanto sostenga il Ministero della Difesa nemico. Qui ci sono persone pacifiche – ripete da un bunker – che sono sedute in un rifugio antiaereo, invece di occuparsi dei loro affari». C’è l’uomo in attesa del suo turno per delle radiografie, la signora che attende di essere chiamata dal medico per una visita di routine. «Ecco un’altra bugia della Federazione russa», scandisce Trukhanov. Se, sul Mar Nero, ci si attende una maggiore pressione militare dal mare per respingere il contrattacco ucraino nell’area di Kherson, nel Donbass si alternano avanzate e ripiegamenti che non fanno intravedere un rapido sviluppo degli scontri. Da quanto si apprende attraverso giornalisti sul posto, Kiev ha mandato rinforzi a Sieverodonetsk, la città orientale che Mosca dice di aver circondato ma nella quale le truppe ucraine resistono asserragliate nella zona industriale ridotta a un vasto cumulo di macerie. Oleksandr Ratushniak, un fotografo freelance che ha raggiunto l’area a seguito delle forze ucraine nei giorni scorsi, ha filmato i rinforzi di Kiev mentre a bordo di zattere gonfiabili attraversavano il fiume in direzione della città assediata. Unica novità in segno opposto è l’ufficializzazione di un canale negoziale tra Mosca e Whashington a proposito della sorte di due combattenti di nazionalità americana catturati dai russi durante l’avanzata.

I militari ucraini riferiscono che raramente dai loro binocoli riescono ad avvistare la fanteria russa. «Passano lunghi periodi senza scambiarci colpi di armi leggere», racconta uno di loro. La riprova che nell’area, così come sul fronte sud, predomina l’artiglieria e i lanci di missili. Tra i 7mila e gli 8mila civili si trovano ancora a Sievierodonetsk, una piccola città di 4 chilometri per 4, diventata nevralgica per l’avanzata russa nel Donbass. «Severodonetsk rimane il luogo più caldo del fronte, i russi avanzano da tutte le direzioni e fanno di tutto per riuscire ad arrivare ai confini amministrativi delle regioni di Donetsk e Lugansk per creare un corridoio via terra verso al Crimea», ha confermato Oleksandr Motusianyk, portavoce del ministero della Difesa di Kiev. Per impedire l’afflusso di militari ucraini nelle aree di maggior battagliasi ricorre a stratagemmi dal fiato corto. Come in Bielorussia, dal cui confine erano transitate le forze di Mosca che il 24 febbraio lanciarono l’attacco su Kiev. Nei giorni scorsi era salita la tensione perché erano stati avvistati dei carri armati dispiegati lungo la frontiera a meno di 200 chilometri dalla capitale ucraino. Uno scenaro già vissuto, quando una colonna di corazzati russi lunga 60 chilometri tentò di assediare Kiev. Ieri si è scoperto che i blindati di Minsk non sono altro che riproduzioni in legno disposte nei boschi per ingannare i satelliti e costringere lo Stato maggiore ucraino a rallentare l’invio di rinforzi a Est e a Sud per non scoprire il fianco sulla capitale.

Ordigni veri sono invece continuati a piovere sulla costa. Missili e razzi sono stati indirizati nuovamente su Mykolaiv, nelle aree di Bashtansky e adosso alle piccole comunità di Shirokivska, Bereznehuvatska, Halytsynivska, Pervomaiska e Ochakivska. In totale solo negli ospedali distrettuali di Mykolaiv ci sono 289 civili in cura a accusa degli attacchi mentre altre 98 persone ricevono cure ambulatoriali. Ieri l’allarme aereo è risuonato per otto volte, ma sette Onycs supersonici hanno centrato villaggi e il porto di Mykolayv nelle stesse ore in cui la diplomazia turca manifestava ottimismo per un possibile accordo sull’esportazione del grano. Gli unici porti ucraini in grado di spedire cereali sono quello di Odessa, costantemente tenuto sotto tiro dalle fregate russe, e quello di Mykolaiv, ieri colpito nei giganteschi contenitori di olio di semi che per tutto il giorno hanno coperto il cielo di fuliggine.
Le prossime ore non preannunciano bonaccia. La nuova contraerea posizionata intorno a Odessa può solo limitare i danni. «Le difese aeree ucraine – informa il Comando Sud – hanno abbattuto otto missili dal 14 giugno, ma nel pomeriggio del 20 giugno non è stato possibile distruggere nove missili».

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