lunedì 21 marzo 2022
È la perquisizione “accurata”, già definita come “trattamento Mariupol”, adoperata per cercare i particolari tatuaggi usati dai componenti del battaglione Azov
Posto di blocco a Mariupol

Posto di blocco a Mariupol - Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

In fuga, bloccati dai russi e fatti spogliare in strada: tocca a chi scappa da Mariupol. È la perquisizione “accurata”, già definita come “trattamento Mariupol”, adoperata per cercare i particolari tatuaggi usati dai componenti del battaglione Azov, il raggruppamento di volontari nazionalisti ucraini che proprio a Mariupol ha dato del filo da torcere all’esercito russo.

Secondo alcuni analisti, invece, la ricerca punterebbe anche a scoprire i segni (sulle spalle in particolare) delle armi pesanti usate dai difensori della città. In entrambi i casi, e al di là della brutalità dell’ispezione, c’è da chiedersi del destino di chi, sulla base della perquisizione, viene fermato.

Le fotografie delle perquisizioni stanno facendo il giro della rete: tra le prime persone a farle circolare è stata Ksenia Bykova di Gorishni Plavni (nell’Oblast Poltavs'Ka sulle rive del Dneper a sud di Kiev), il cui messaggio su Facebook è stato ripreso su Twitter da Oleksandra Matviichuk, avvocata e attivista per i diritti umani e a capo del Center for Civil Liberties a Kiev.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: