venerdì 11 marzo 2022
Fallito ormai il tentativo di prendere l’Ucraina con truppe leggere, i russi ricorrono a bombe vecchie e imprecise. Colpendo ovunque. E la situazione sta peggiorando
Un'immagine di Irpin, alle porte di Kiev

Un'immagine di Irpin, alle porte di Kiev - Ansa / Afp

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È un dramma nel dramma, che spalanca scenari ceceni e siriani. La bomba “stupida” da 500 tonnellate piombata con il suo carico di morte sull’ospedale pediatrico di Mariupol indica che siamo entrati in una nuova fase della guerra ucraina. I russi, all’inizio della campagna militare, avevano limitato l’intervento della forza aerea. Speravano di prendere l’Ucraina con forze leggere, speciali e paracadutiste. Gli aerei da attacco al suolo erano rimasti silenti. Il fatto che, secondo fonti ucraine, sarebbero già stati «rimossi dal fronte 8 generali» qualcosa deve significare: faceva lo stesso Hitler quando stava crollando Berlino ed era convinto di difenderla.

Un modo per limitare le perdite civili, perché l’aeronautica russa ha pochissimi ordigni guidati. Costano troppo e il bilancio dell’aviazione non può permetterseli. Per avere un ordine di idee, la munizione statunitense più economica, fra quelle di precisione, costa 20mila dollari al pezzo. Impossibile per i russi affrontare simili costi.

Ecco perché c’è da temere il peggio, nonostante il portavoce del Cremlino, Dimitrij Peskov si sia mostrato severo: «Chiederemo spiegazioni ai nostri militari sul raid di Mariupol». Ma il ministro degli esteri Lavrov accusa e depista già l’inchiesta: «L’ospedale di Mariupol era una base del battaglione ucraino Azov», filo-nazista La verità è che fra Baranovichi, in Bielorussia, e le basi aeree del Cremlino a ridosso dell’Ucraina ci sono almeno 300 bombardieri, pronti a scatenare un diluvio di bombe non guidate sulle città ucraine, se arrivasse l’ordine. Gli ordigni che montano sono per lo più della serie Ofab. Sparano tutti alla cieca.

Lo si è già visto ad Aleppo e in Siria. Peggio: in Ucraina, non c’è coordinamento fra i raid aerei e i controllori avanzati a terra, i famosi Jtac che illuminano i bersagli ai velivoli e riducono i margini di errore. I piloti russi, nonostante l’esperienza accumulata in Siria, volano poco in patria. Sono meno addestrati di quelli occidentali: sono sotto le 100 ore annue di pratica, contro il doppio circa degli aviatori della Nato, e non hanno simulatori a sufficienza per compensare. Commettono più errori e imprudenze. Molti velivoli che stanno entrando in guerra in questi ultimi giorni sono di vecchia generazione. I kit che montano per guidare le bombe a caduta sfruttando le coordinate fornite dal sistema satellitare Glonass sono infinitamente meno precisi delle munizioni in dotazione agli occidentali.

Se non si ferma la guerra, di fronte alla resistenza delle città ucraine, Mosca opterà per una tattica più aggressiva e indiscriminata, già in itinere. I russi stanno ordendo una manovra a tenaglia: ai raid aerei, combinano il martellamento dell’artiglieria pesante. Secondo l’intelligence britannica sarebbero stati usati anche razzi termobarici, imprecisi e devastanti. Una volta raggiunto il bersaglio, il razzo contenente le munizioni termobariche produce una mini-esplosione che vaporizza e disperde una miscela combustibile in forma di nube infiammabile. L’esplosione dell’aerosol a contatto con l’ossigeno provoca un’onda d’urto seguita da un’intensa combustione dell’aria, che raggiunge temperature di 1.500-2000 gradi. L’effetto è devastante, sia sui civili, sia sulle fanterie allo scoperto. Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe di un uso criminale dell’artiglieria, parte di una strategia tesa a terrorizzare la popolazione, piegarne la capacità di resistenza e indurre i politici ucraini a capitolare, accettando tutte le richieste del Cremlino.

Nonostante l’ambasciatore polacco a Kiev abbia ancora una volta evocato l’ipotesi di una “no-fly zone” sull’Ucraina, la mossa è irrealizzabile. Segnerebbe l’ingresso della Nato e degli Usa in guerra. E quando dall’altra parte del fronte c’è la Russia, la guerra rischierebbe di degenerare in un confronto nucleare. Sarebbe la fine per tutti.

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