giovedì 28 aprile 2022
Devastati ponti e ferrovie. E arrivano armamenti sempre più pesanti
Le strategie in atto. E perché la guerra non può finire presto

Reuters

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Devastati ponti e ferrovie

È una strategia precisa: colpire le infrastrutture viarie ucraine per azzoppare i flussi di armi occidentali che, dall’aeroporto polacco di Rzeszow, sono diretti via terra al fronte. Da una settimana, tutta la rete ferroviaria ucraina è sotto attacco, da Leopoli a Rivne, dal centro all’ovest del Paese. Decine di ponti, di ferrovie e di siti di stoccaggio di carburante ucraini sono bombardati dall’aria e da terra con missili balistici e da crociera. A finire nel mirino è stata pure la regione di Vinnytsia, finora risparmiata. Nell’area c’è uno snodo ferroviario cruciale, anche per le connessioni internazionali. Gran parte dei treni esteri che penetrano in Ucraina passano da qui. E i treni sarebbero fondamentali per far arrivare tempestivamente al fronte le decine di carri armati, di obici pesanti e di blindati in arrivo dall’Occidente. Ferrovie e ponti non servono solo per trasferire armi, ma sono anche il nodo gordiano della logistica. Se saltano, diventa impossibile alimentare la guerra. L’unico problema è che gli stessi snodi sono impiegati anche dai profughi e dagli sfollati. E' il dramma della guerra. Ma i russi hanno già dato prova di efferatezza e irremovibilità.

Armamenti sempre più pesanti

Arrivano armi sempre più pesanti e letali in Ucraina. Gli occidentali stanno fornendo carri armati, obici da 155 mm, blindati antiaerei, veicoli antimina, ordigni antiuomo e droni-kamikaze. Serviranno a rovesciare le sorti del conflitto? Sulla carta i carri e i cannoni rafforzeranno le forze di manovra ucraine, permettendo loro di contrattaccare. Ma far arrivare i rifornimenti pesanti nell’est del paese sarà tutt’altro che semplice. Bisognerà attraversare un migliaio di chilometri, eludendo i servizi di intelligence russi, ormai guardinghi. Anche Mosca ha la copertura aerea e satellitare dell’Ucraina. I convogli dovrebbero poi raggiungere il fronte senza farsi bombardare, varcando il collo di bottiglia del fiume Dnepr, dove i russi stanno facendo saltare sistematicamente i ponti stradali e ferroviari. Le armi che arriveranno in Ucraina creeranno inoltre molti grattacapi logistici: non sono omogenee fra loro. Ritrovi ad esempio semoventi francesi, cannoni trainati americani e canadesi, lanciarazzi multipli polacchi, cannoni belgi e tantaltro: una babele di pezzi di ricambio differenti, munizioni fra loro incoerenti ed esigenze addestrative specifiche. Un incubo.

Non potrà finire presto

Ormai è chiaro: la guerra in Ucraina si protrarrà nel tempo. La Russia è uscita indebolita dalle prime due fasi del conflitto e sta incontrando più difficoltà del previsto pure ora che ha limitato gli obiettivi a zone del fronte circoscritte. La sua progressione a est è metodica. Muove da Izium, ma è così lenta da sembrare spesso inefficace. L’Armata rossa non riesce ad avanzare dal Donbass meridionale per chiudere in una tenaglia gli 80mila soldati ucraini trincerati nell’area. Il saliente di Sloviansk sfugge ad ogni previsione. Prenderlo potrebbe essere costosissimo per i russi. L’Ucraina ha il vantaggio di poter condurre una guerra difensiva, la più semplice da amministrare. Ha scatenato inoltre una vera e propria campagna d’interdizione che potrebbe presto incidere sugli approvvigionamenti del nemico, con effetti cumulativi nel medio termine. Sono tutti fattori che incideranno sulla durata del conflitto, tanto più che l’Occidente, galvanizzato dalla resistenza ucraina, continuerà a foraggiarla per tutto il tempo che occorrerà. Il segretario alla Difesa Austin è stato molto chiaro: l’obiettivo americano è logorare la Russia, così da azzopparla per qualche decennio.

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