giovedì 8 giugno 2023
Intanto si combatte anche nella regione di Zaporizhia, dove sembra essere in corso la controffensiva ucraina
Kherson sott'acqua e sotto il fuoco dell'artiglieria russa
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L’agguato ai superstiti dell’inondazione, ai loro soccorritori e ai giornalisti sul posto, scatta poco dopo la diffusione delle immagini con il presidente Zelensky a Kherson, la città riconquistata ma non ancora liberata dall’incombente artiglieria russa. Stavolta i cannoni puntano direttamente sulle piazze allagate, divenute l’approdo sulla terraferma per gli sfollati recuperati dai piccoli gommoni. D’improvviso l’acqua esplode, l’aria trema e sfonda i timpani. Non c’è tempo per scappare: due morti, una dozzina di feriti, perfino il rabbino capo d’Ucraina sbalzato dallo scoppio mentre denunciava in diretta “i nazisti russi”. E i reporter graziati dalla traiettoria delle schegge.La controffensiva è ufficialmente partita. Da giorni la regione di Zaporizhzhia era interdetta ai cronisti. Diversi testimoni riferivano di spostamenti di interi battaglioni. E da lì le forze ucraine stanno tentando di spezzare a metà la linea degli occupanti. Ci vorranno molti giorni e troppi lutti per misurare l’effetto del contrattacco che sarà sostenuto da frequenti incursioni “colpisci e fuggi” per disorientare l’arroccamento russo. La risposta non sarà solo sul campo di battaglia. Già le sirene preannunciano nuovi raid missilistici ben oltre la linea del fronte.



Ai due lati del grande fiume l’inondazione è uno stagno puzzolente che in due giorni si è abbassato di 5 centimetri. Nel punto più alto il guado è profondo 6 metri. A questo ritmo ci vorranno due settimane prima di rivedere le case sommerse, raccogliere le carcasse del bestiame affogato, e mettere al sole i mobili fradici che la corrente non ha trascinato nel Mar Nero.



« Non abbiamo più nulla, non c’è niente da ricominciare qui», dice Oxana mentre vede per l’ultima volta i ricordi di una vita scorrere in lontananza. Riconosce una cassapanca che galleggia sopra quello che un tempo era un immenso campo di patate e spinaci piantati lungo la fertile riva del fiume. Lei è appena sbarcata da un gommone dei volontari che arrivano dalle regioni costiere e si spingono a pagaiate verso i villaggi più isolati. Oxana vede il mobile di legno sparire nella palude scura con gli album delle foto, qualche monile, i ricami che gli aveva lasciato sua madre, le lettere che un tempo riceveva e conservava per quanto sarebbe stata vecchia. Ora che la vecchiaia è arrivata, non gli resta che un marito stanco, curvo e umiliato per esserle stato di peso nella fuga. I loro vicini sono almeno riusciti a mettere in salvo il pappagallo che dalla paura s’è spogliato delle piume più pesanti. La spavalderia della guerra non risparmia neanche i vinti nel momento della sconfitta. Sbarcano a Bilozerka, a 10 chilometri dal Mar Nero. Ma tanto il mare è già qui e chissà per quanto ci resterà. Non servono le immagini satellitari per sapere che la geografia umana non sarà più quella di prima. « Di cosa torneremo a vivere se la terra è avvelenata, se l’acqua è contaminata », si danna Sasha che aveva scelto di non andare in città a fare la bella vita, preferendo riempirsi le tasche con i proventi del raccolto.

Kherson allagata

Kherson allagata - Scavo



In gran parte della regione il sistema elettrico è stato irrimediabilmente danneggiato dall’inondazione. E in interi quartieri neanche le sirene antiaeree suonano più. Ma non serve

quando sono i cannoni a dare l’allarme. E nessuna sirena servirebbe a qualcosa se tra la bocca di fuoco e il punto di caduta ci sono 10 secondi, che vuol dire chilometri, ma non abbastanza per mettersi al riparo. Anche ieri per tutta la giornata l’artiglieria ha fatto il suo lavoro, spietato e più immorale del solito, mentre i proiettili precipitavano in mezzo ai disgraziati che per quindici mesi sono rimasti aggrappati alla speranza che la guerra finisse e che le proprie case non cadessero nelle mani sbagliate. E invece è bastata una breccia più a monte perché l’amico fiume divenisse il silenzioso mostro che entra di notte senza far rumore e un centimetro alla volta si prende tutto.

L’accesso all’acqua potabile è una delle principali preoccupazioni, poiché i livelli del serbatoio di Kakhovka, che fornisce acqua potabile a oltre 700 mila persone nell’Ucraina meridionale, hanno continuato a scendere rapidamente. L’unica stazione di pompaggio che fornisce acqua potabile alla città di Mykolaiv, situata nell’oblast di Khersonska, era già stata allagata, lasciando l’acqua proveniente da altre fonti contaminata da metalli e limo, secondo le autorità cittadine. Mykolaiv ha avuto seri problemi di approvvigionamento idrico dall’escalation della guerra nel febbraio 2022, poiché la stazione di pompaggio è stata ripetutamente colpita a causa delle ostilità.

Le autorità hanno riferito che la distruzione della diga ha decimato i sistemi di irrigazione negli oblast di Dnipropetrovska, Khersonska e Zaporizka. L’Ong Reach ha identificato oltre 60 impianti industriali pericolosi in aree colpite dalle inondazioni. Tra queste, 20 si trovano nell’area a maggior rischio. Gli impianti di smaltimento delle sostanze inquinanti sono fuori uso e lo sversamento di sostanze tossiche non può essere governato. Come ormai quasi tutto in questa guerra può andare fuori controllo.
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