venerdì 17 giugno 2022
La situazione a Severodonetsk continua a essere in stallo: "Si combatte strada per strada"
Una cortina di fumo si alza dall'impianto Azot colpito dai russi

Una cortina di fumo si alza dall'impianto Azot colpito dai russi - Ansa

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Un gioco al rialzo. In cui ogni “pedina” gioca la sua carta: le armi. Allontanando ogni speranza che il conflitto si instradi entro i binari di una soluzione negoziale. Nessuno si sottrae. Ieri è toccato ai filorussi “rispondere” e rilanciare la posta: «Le forniture di nuove armi dell’Occidente all’Ucraina stanno costringendo le truppe dei separatisti filorussi a non fermarsi ai confini della Repubblica di Donetsk». Tradotto: non ci fermeremo al Donbass finché l’Occidente continuerà a inondare di armi Kiev. Il capo dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa Ria Novosti ha auspicato che «tutte le città russe» in Ucraina, compresa Odessa, siano occupate dalle forze filorusse. «Dobbiamo liberare tutte le città russe», ha affermato.
Sul tasto delle armi continua a martellare Kiev. Il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha assicurato che le nuove armi Usa aiuteranno l’Ucraina a riconquistare i territori occupati dalla Russia, tra cui la Crimea e il Donbass. «La Crimea è un obiettivo strategico per l’Ucraina perché è territorio ucraino. Ma ci muoveremo passo dopo passo». Reznikov ha spiegato che il primo passo sarà la stabilizzazione della situazione, la seconda fase sarà per spingere fuori i russi. Nella terza fase si discuterà con i partner su «come liberare i territori, compresa la Crimea». La Nato continua ad essere il grande sponsor della fornitura delle armi. «Lavoriamo notte e giorno per poter consegnare gli aiuti bellici all’Ucraina il più velocemente possibile ed è una sfida logistica: ci sono colli di bottiglia oltre a questioni di addestramento del personale all’uso di questi armamenti», ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Che, a chi gli chiesto di commentare le parole del Papa sulla guerra, ha detto che il sostegno della Nato all’Ucraina «non è una provocazione. La guerra è una scelta di Putin».
Sul terreno la situazione a Severodonetsk continua a essere in stallo, con il conflitto che si configura sempre più – come scrive la Reuters – «come una feroce guerra di logoramento». Le forze filorusse hanno dichiarato di essere entrate nel perimetro dell’impianto chimico Azot, all’interno del quale si è concentrata la resistenza ucraina e dove hanno trovato rifugio anche centinaia di civili. Secondo il governatore Serhiy Gaidai, nella città – nella quale ci sarebbero ancora 10mila persone – si combatte «strada per strada». Tutti i ponti, che collegano Severodonetsk con il territorio ucraino sulla sponda opposta del fiume Siverskyi Donets, sono stati distrutti nei giorni scorsi, ma i funzionari ucraini affermano che la città non è ancora completamente isolata. Ieri un attacco aereo ha colpito un edificio che ospitava civili a Lysychansk, dall’altra parte del fiume, uccidendo almeno tre persone e ferendone almeno sette.
«I feroci combattimenti per la regione di Lugansk continuano. Il nemico ha concentrato le sue forze principali nella parte settentrionale dell’oblast e sta cercando di attaccare su nove fronti contemporaneamente», ha fatto sapere, a sua volta, Valeri Zaluzhni, comandante in capo delle forze armate ucraine. Secondo l’intelligence del Ministero della Difesa britannico – Londra è uno dei più assertivi alleati di Kiev – «le forze di combattimento russe nel Donbass stanno probabilmente operando in raggruppamenti sempre più ad hoc e sono gravemente sotto organico». A sua volta, David Arakhamia, negoziatore di Kiev ed esponente di spicco del partito del presidente Volodymyr Zelensky, ha fatto sapere che in questa fase del conflitto, tra 200 e 500 soldati ucraini vengono uccisi quotidianamente nel Donbass e centinaia di altri rimangono feriti. Drammatici i numeri relativi ai civili uccisi dall’inizio dell’invasione: «Spero che il numero sia inferiore a 100mila», ha detto il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov. Nel sud, Kiev ha fatto sapere che le sue forze hanno fatto breccia nella provincia di Kherson, che la Russia aveva occupato all’inizio dell’invasione. Il capo di stato maggiore di Zelenskiy, Andriy Yermak, ha twittato di aver visitato un’area a soli 3-4 chilometri dalle posizioni russe.
Il vice responsabile dell’amministrazione dell’oblast, l’esponente filorusso Kirill Stremousov ha fatto sapere che a tutti i nuovi nati nella regione di Kherson dopo il 24 febbraio sarà data la cittadinanza russa «automaticamente».

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