venerdì 15 aprile 2022
Per un mese l'ottanduenne è scampata alla fame mangiando uova e sfidando il fuoco incrociato per andare a prendere acqua nel vicino pozzo
Nella foto Zinaida Makishaiva

Nella foto Zinaida Makishaiva - Foto Reuters

COMMENTA E CONDIVIDI

I soldati russi che bussano alla sua porta. “Vai in cantina, vecchia”. E lei che sfida le armate con la Z. “Uccidetemi pure, ma non ci andrò”. L'ottanduenne Zinaida Makishaiva ha deciso di rimanere nella sua Borodyanka, città a nord-ovest di Kiev, sfidando la breve ma brutale occupazione delle truppe russe. “Ora che i miei sogni sono più felici posso dirlo: non ce l’avrei fatta a sopravvivere senza le mie galline, devo ringraziare loro”, racconta la donna all'agenzia Reuters.

I carri armati russi si presentano la prima volta all’inizio di marzo. “Non ero molto spaventata, ho vissuto il secondo conflitto mondiale e il crollo dell’Unione sovietica”, racconta Makishaiva.

Poi però i razzi iniziano a scandire il ritmo brutale della guerra. Alcuni missili Grad colpiscono la sua casa distruggendo il pollaio e un vicino di casa muore in un bombardamento. “Non potevo più andare nei campi a lavorare, a prendere cibo, niente. La paura non mi consente di descrive cosa provassi. Mi sentivo come morta, insensata”, racconta Makishaiva.

Intorno a lei solo cumuli di macerie, case dissestate, morte. “Le porte delle abitazioni erano state spazzate via. Non c’era più acqua, gas e cibo: niente di niente”. Salvo il coraggio dell’anziana donna che rimane in piedi tra le rovine: “Da mangiare mi erano rimaste solo un po’ di patate. Ho deciso quindi di portare dentro le galline e le ho fatto deporre le uova”.

Trenta giorni di resistenza, con i russi che entrano nelle case e saccheggiano: “Le truppe sono venute in tre diverse ondate, ma la prima è stata la più brutale. Sono entrati e mi hanno ordinato di rimanermene in cantina”.

Ma Makishaiva disobbedisce, sfidando il fuoco incrociato per andare a prendere secchi d’acqua nel vicino pozzo. “Dovevo cavarmela da sola, perché mio figlio e i miei nipoti sono lontani in altre parti del Paese”, dice la donna.

Non ci sono solo i cannoni, la fame e i fucili puntati alla tempia. Per trenta giorni Makishaiva non ha parlato con nessuno, divorata dall’insonnia. “Mi sentivo come sorda. Non c'era segnale per la radio e per un mese mi sono trovata a conversare solo con il mio cane e con il mio gatto”.

Un incubo ad occhi aperti terminato solo una settimana fa, quando le truppe ucraine hanno riconquistato Borodyanka e Makishaiva è tornata alla vita. “Adesso esco, cammino più di tre ore al giorno e vado a prendere gli aiuti alimentari nella chiesa della città ”.

Zinaida è anche tornata a dormire. Merito della radio che annuncia la mezzanotte e di una pasticca di valeriana che la consegna tra le braccia di Morfeo fino alle cinque del mattino.

Ma l’anziana donna non dimentica la ferocia quando ad ogni passo vede un edificio in macerie o un carro armato distrutto. E si rivolge a Dio: “Prego che tutto questo sia passato e che i combattimenti non tornino più”.



© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: