lunedì 8 luglio 2013
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Crivellato di colpi mentre era in auto nei pressi della chiesa a el-Massaid, di cui era parroco. Padre Mina Abud Sharobim è morto ieri, assassinato da dei motociclisti che gli hanno sparato davanti alla sua parrocchia mentre il sacerdote copto, con la moglie, era sulla sua auto. El-Massaid è un piccolo centro nei pressi di al-Arish, il capoluogo del governatorato del Sinai del Nord, dove risiede il vescovo copto Kosman. Il 39enne padre Mina, era il segretario del vescovo, e forse anche per questo è divenuto un bersaglio. Nessuna rivendicazione, ma l’agguato è certamente da mettere in relazione alle minacce contro la minoranza copta che il colpo di Stato contro Morsi ha scatenato.L’omicidio del religioso è avvenuto dopo che venerdì, nel governatorato del Sinai del Nord, si erano registrati una serie di attacchi contro posti di polizia e contro l’aeroporto di el-Arish nei quale sei poliziotti sono stati uccisi. Non meno tesa la situazione ieri nella penisola dove – riferiscono fonti locali – la sede del governatorato di el-Arish, presa d’assalto venerdì da sostenitori di Morsi, è stata evacuata dalle forze di sicurezza: sul pennone era stata issata la bandiera nera di al-Qaeda e la foto di Morsi. Pattugliata da elicotteri apache la zona dell’aeroporto, il giorno precedente teatro di scontri. Chiuso precauzionalmente per il secondo giorno consecutivo, dopo alcuni lanci di mortaio nella notte, il valico di Rafah che collega il Sinai con la Striscia di Gaza. Le polemiche e gli scontri tra sostenitori e oppositori del deposto presidente Morsi non hanno risparmiato la minoranza copta, circa 10 milioni di persone, che specie nell’Egitto profondo temono un’ondata di violenza. Il 3 luglio un gruppo di estremisti aveva assalito la parrocchia copto-cattolica di san Giorgio, nel villaggio di Delgia, a 60 chilometri da Minya, capoluogo dell’Egitto centrale. La comparsa di Tawadros II, leader dei copti ortodossi egiziani, a fianco del generale al-Sissa subito dopo la deposizione di Mohamed Morsi, ha suscitato violente reazioni negli ambienti fondamentalisti. Un nuovo corso istituzionale sotto la tutela dell’esercito che pare approvato pure dai copti cattolici, dopo che il loro portavoce, padre Rafic Geiche, nei giorni scorsi ha dichiarato ad <+corsivo>AsiaNews<+tondo> che «quanto sta accadendo in Egitto non è un colpo di Stato». Prese di posizione che hanno sollevato alcune perplessità all’interno della comunità cristiana, ed hanno scatenato una ondata di odio negli ambienti più estremisti della Fratellanza musulmana che, nei siti e sui socialnetwork, hanno definito il golpe come una sorta di crociata architettata dai cristiani in combutta con Israele. Tuttavia il portavoce della chiesa ortodossa non teme che sia messa a rischio la coesione sociale: «La maggior parte degli egiziani – ha dichiarato ieri a Fides padre Greiche – non si fa corrompere per gettare il proprio Paese nel caos. Purtroppo, però, tra i più emarginati c’è chi è facile preda della retorica estremista».
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