martedì 3 maggio 2016
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IL CAIRO Lo scontro a fuoco del 24 marzo non sarebbe stata altro che un’esecuzione «a sangue freddo» da parte delle forze dell’ordine. Le cinque vittime si trovavano a bordo di un minibus quando sono state crivellate di proiettili. Sono accuse forti quelle fatte da due testimoni anonimi all’Associated Press riguardo alla morte di Tarek Saad, accusato di essere il capo della banda che avrebbe rapito e ucciso il ricercatore italiano Giulio Regeni, e dei suoi quattro presunti complici. Dopo il massacro – hanno raccontato i testimoni – la polizia ha sequestrato le riprese delle telecamere di sorveglianza delle case vicine, mentre i corpi sono stati lasciati sull’asfalto per ore. Tali affermazioni sembrano confermare le dichiarazioni di Rasha e Sameh, figli di Saad, che fin dall’inizio hanno puntato il dito sul ministero dell’Interno: «Lo accuso di coprire le sue malefatte a spese della mia famiglia». Secondo i due giovani, il giorno della scomparsa di Regeni, tre presunti componenti della banda si trovavano sul delta del Nilo, a circa due ore e mezza dal quartiere del Cairo dove è stato visto per l’ultima volta l’italiano. Ad alimentare i sospetti è la segretezza con cui sono condotte le indagini da parte delle autorità: dalle autopsie ai fascicoli, ogni elemento è rigorosamente censurato. L’opposizione denuncia un clima di crescente tensione nel Paese. Do- menica, la polizia ha fatto irruzione nella sede del sindacato dei giornalisti del Cairo e ha arrestato i reporter Amr Badr e Mahmoud el-Sakka, accusati di aver diffuso informazioni sensibili. Secondo l’opposizione, l’irruzione al sindacato potrebbe essere una strategia del presidente al-Sisi per silurare il ministro degli Interni, Magdi Abdel Ghaffar, addossandogli poi la responsabilità del sempre più scomodo “caso Regeni”. In Italia, intanto, alla vigilia della giornata mondiale per la libertà di stampa, Articolo 21, in collaborazione con la Federazione nazionale della stampa (Fnsi), Reporter sans Frontiers Italia, Amnesty International Italia, Pressing No Bavaglio e Libera Informazione hanno organizzato una maratona, ieri, di fronte alle ambasciate di Iran, Egitto e Turchia. Il corteo si è concluso di fronte alla rappresentanza Ue, dove una delegazione ha incontrato il vicepresidente dell’Euro Parlamento, David Sassoli. ( Lu.C.) © RIPRODUZIONE RISERVATA
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