venerdì 2 settembre 2016
​Ufficializzati i numeri dell'epurazione dopo il fallito golpe: nel mirino soprattutto insegnanti. L'accusa: legami con il movimento di Gulen.
Turchia, «purghe»: licenziati 51mila statali
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Sono quasi 51.000 i dipendenti pubblici licenziati in Turchia nell'ambito della colossale epurazione scattata dopo il fallito golpe del 15 luglio scorso. Un decreto pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale annuncia licenziamenti per 50.589 dipendenti pubblici, comprese migliaia di insegnanti e accademici, tutti colpiti anche dal divieto di poter tornare in futuro a lavorare nelle istituzioni."Le purghe continueranno", ha scritto nella notte su Twitter il vice premier Nurettin Canikli. Il ministero dell'Istruzione è il più colpito dal provvedimento con 28.163 dipendenti licenziati, per lo più insegnanti. Il decreto, come riporta il portale Turkish Minute, ufficializza anche il congedo dal servizio per 7.669 poliziotti e 323 uomini della gendarmeria. Colpiti dai licenziamenti di massa anche il Consiglio per l'istruzione superiore (Yok, responsabile per le università), con 2.346 licenziamenti, e i ministeri della Sanità e delle Finanze, dove sono rispettivamente 2.018 e 829 i dipendenti costretti a lasciare l'incarico. Al ministero dell'Agricoltura le purghe colpiscono 733 dipendenti e sono 1.519 gli impiegati della Direzione Affari religiosi costretti a lasciare. Devono abbandonare definitivamente l'incarico 24 governatori e 102 vice governatori.DALL'ARCHIVIO Turchia, pugno di ferro di Erdogan dopo il fallito colpo di Stato (16/7)Il decreto, che riguarda anche altri uffici pubblici, prevede inoltre che le autorità possano ritirare il passaporto alle oltre 50mila persone colpite dal provvedimento, tutte accusate di legami con il movimento dell'imam Fetullah Gulen, ritenuto dal governo di Ankara l'ispiratore del fallito golpe.
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