mercoledì 15 giugno 2011
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In Turchia è il momento della speranza per le minoranze e questa volta la speranza ha un nome e un cognome: Erol Dora, eletto come indipendente nel Sud-est del Paese e che in Parlamento siederà fra i banchi del Bdp, il Partito curdo per la Pace e la Democrazia. Primo deputato cristiano eletto dopo 50 anni, classe 1964, fa l’avvocato. Sposato con due bambini, oltre al siriano, che è la sua lingua madre, parla il turco, curdo, l’armeno e l’inglese. Un poliglottismo, quello di Erol, che non deve sorprendere. La zona del Paese da cui proviene, Mardin, oltre a essere una delle zone più belle di tutta la Turchia, è anche una vera e propria terra di mezzo, dove da secoli etnie e religioni diverse convivono pacificamente. E da dove adesso potrebbe iniziare un cambiamento che coinvolgerà tutto il Paese. Questo, almeno, è quello che spera Erol, che raggiunto al telefono da Avvenire nella sua seconda giornata da parlamentare turco, ha spiegato quali progetti abbia per il Paese e come la nuova Costituzione sia un obiettivo prioritario. «Io sono di religione siriaca ma sono un cittadino turco come tutti gli altri in questa zona – esordisce Erol –. Mi chiedono tutti come mi senta a essere il primo deputato cristiano eletto dopo anni, ma io mi sento veramente normale. Sono felice di poter dare un contributo al mio Paese. I siriaci vivono nei territori del Sud-est del Paese da secoli e secoli, siamo turchi a tutti gli effetti possiamo essere eletti in Parlamento come tutti gli altri, è un nostro diritto». Questa sorpresa generale data dalla sua elezione, secondo Erol è da attribuire al fatto che per lungo tempo le minoranze in Turchia sono state considerate qualcosa di estraneo allo Stato, ma adesso, stanno riassumendo un loro ruolo all’interno della società, che verrà suggellato con la nuova Costituzione. Una speranza forte, che non si deve piegare nemmeno davanti al ricordo dei momenti di dolore, come l’assassinio di don Andrea Santoro e monsignor Padovese. «Sono stati atti orribili – spiega ancora Erol Dora – momenti difficili per i cristiani, ma non bisogna mai dimenticare che sono stati puntualmente condannati con forza anche dal popolo turco. Penso che dietro a questi atti ci sia la volontà di dare un’immagine negativa del mio Paese». Un amore, quello per la Turchia di Erol, che riesce a tenere ben presente quali siano i passi avanti da fare, soprattutto per garantire una maggiore democratizzazione. Centrale sarà la nuova Costituzione, che Dora spera di portare avanti con una positiva collaborazione con il governo. «Non penso che in questo momento nel Paese ci siano minoranze in pericolo. E mi riferisco a tutte: curdi, cristiani, ebrei, ortodossi, siriani e armeni. In Turchia la libertà di culto è sempre stata garantita a tutti, i problemi da risolvere ci sono. L’obiettivo è che tutti abbiano una Costituzione in cui riconoscersi e che tenga conto di tutti i gruppi etnici e culturali presenti nel Paese. Per questo il mio impegno parlamentare consisterà soprattutto nel portare la voce delle minoranze nella nuova legge madre dello Stato». Va avanti sereno Erol, certo che nel suo Paese è in atto un risveglio che porterà a migliorarlo e che questa rinascita partirà proprio dal popolo turco. «Guardate me, io sono l’esempio vivente di quello che dico – dice prima di concludere l’intervista – sono stato eletto con migliaia di preferenze di musulmani, curdi, cristiani e armeni. Ne sono certo questa volta la Turchia può cambiare e la mia città, Mardin, può diventare un modello per tutto il Paese».
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