mercoledì 4 gennaio 2017
Controlli a Istanbul. Continua la caccia al killer di Capodanno e ai suoi collaboratori (Ansa)

Controlli a Istanbul. Continua la caccia al killer di Capodanno e ai suoi collaboratori (Ansa)

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L'identità dell'autore della strage di Capodanno a Istanbul è stata accertata: lo ha detto il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, intervistato dall'agenzia Anadolu. Cavusoglu non ha però fornito il nome né altri dettagli sulla persona identificata, che è ancora ricercata.

Anche questa notte e stamani sono proseguite le operazioni delle forze di sicurezza. L'agenzia Anadolu ha detto che finora almeno 40 persone sono state fermate a Smirne nell'ambito delle indagini sulla strage, costata la vita a 39 persone. La maggior parte di loro provengono dalla regione cinese dello Xinjiang, dove vive la minoranza turcofona e musulmana degli uiguri, dal Kirghizistan e dalla repubblica russa del Daghestan. Secondo l'agenzia Dogan, la metà sono minori, tra cui 9 maschi e 11 femmine, appartenenti a 3 famiglie vicine di casa dell'attentatore a Konya, nell'Anatolia centrale, che sarebbero fuggite a Smirne nei giorni scorsi.

Ma le difficoltà nelle indagini e nella prevenzione di altre assalti non sono poche, anche perché Erdogan ha epurato per motivi politici molti quadri della polizia e delle forze di sicurezza, creando una situazione precaria e perdendo molte competenze anche nell'ambito della lotta al terrorismo.

Un momento di debolezza di cui vuole approfittare il Daesh (Isis). La Wafa Media Foundation, agenzia d'informazione che fa capo al Califfato, in un messaggio sul web rintracciato dal sito di monitoraggio Usa Site, definisce la jihad come il "vero senso" del turismo e la strage di Capodanno alla discoteca Reina come "la data più importante della storia della Turchia". Inoltre si invita a compiere nuovi attacchi.

È durato, quindi, solo poche ore il presunto riconoscimento come l'esecutore della strage, da parte dei media turchi, a partire dalla tv di stato vicinissima al presidente Recep Tayyip Erdogan, del 28enne Ihake Mashrapov, cittadino del Kirghizistan, di cui era stato diffuso persino il passaporto. L'uomo, ora nel suo Paese, ha negato ogni coinvolgimento, come confermato anche dalle autorità di Bishkek. La stessa polizia turca lo ha lasciato andare dopo un controllo all'aeroporto di Istanbul. Solo una somiglianza con il killer del Reina, il cui volto da ore circola su tutte le tv dopo la pubblicazione di un video-selfie girato nella zona di piazza Taksim, forse per inviare un messaggio sulla sua presenza in città.

Il vero attentatore, per gli inquirenti, ha anche un passato in Siria, dove il Daesh lo avrebbe addestrato per la strage. Ma sullo scambio di persona le autorità turche continuano a mantenere un rigido silenzio. Forse, suggeriscono alcuni esperti, per far credere al killer che la polizia non sia così vicina alla sua cattura inducendolo a qualche passo falso.

Il cerchio attorno al killer jihadista sembra comunque sempre più stretto. Dalle immagini in tv e sui giornali giurano di averlo riconosciuto alcuni vicini di casa nella provincia anatolica di Konya, dove l'uomo si sarebbe trasferito a fine novembre con la moglie e i 2 figli piccoli, probabilmente per non dare nell'occhio. Proveniente da un Paese dell'Asia centrale, come sembrano suggerire anche i tratti somatici: forse dal Kirghizistan o dall'Uzbekistan, anche se non cade l'ipotesi dell'origine dalla regione cinese dello Xinjiang, dove risiede la minoranza uigura, turcofona e musulmana.

Intanto la Turchia appare sempre più nel mirino. Nel 2016, ha detto oggi il ministro dell'Interno, sono stati sventati 339 grossi attentati di diversa matrice.

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