lunedì 17 giugno 2013
Caccia a manifestanti e cronisti da parte della polizia turca a Istanbul.Tra gli arrestati anche il fotografo italiano Daniele Stefanini. Erdogan non esclude l'eventualità di ricorrere all'uso dell'esercito e lancia l'affondo sul Parlamento europeo, dopo la risoluzione critica di giovedì sul suo operato: «Non lo riconosco». Oggi sciopero nazionale indetto dai due principali sindacati. Il governo: "È illegale".
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È caccia ai giornalisti da parte della polizia turca a Istanbul, dove diversi cronisti sono stati picchiati o arrestati dalle forze antisommossa. Sul sito di Rsf Europa sono state diffuse fra l'altro le immagini dell'arresto del giornalista turco Gokhan Bicic, fermato e buttato a terra da quattro agenti. Dalle finestre delle case la gente ha urlato ai poliziotti di lasciarlo stare, poi ha iniziato a buttare oggetti di ogni tipo, anche una sedia in plastica, sugli agenti, che hanno comunque trascinato via il cronista.Tra i fermati anche un fotografo italiano,Daniele Stefanini, ferito durante gli scontri nella notte e fermato dalla polizia. La Farnesina ha confermato che il 28enne italiano si trova attualmente in questura a Istanbul, in attesa di essere ascoltato oggi dalle autorità turche.Dopo l'assemblea Ue di giovedì scorso, che ha approvato una risoluzione critica sulla brutalità della polizia turca e sul comportamento del governo e del premier di Ankara, Erdogan ha lanciato la sua offensiva nei confronti del Parlamento europeo. "Non lo riconosco", ha detto Erdogan, come a sminuirne il giudizio sui violenti scontri in corso in Turchia. Il governo turco, insomma, non intende fare marcia indietro. Anzi, ha minacciato l'impiego delle forze armate per reprimere le proteste che da tre settimane scuotono il Paese. "Quel che ci si chiede è mettere fine alle proteste che sono illegali - ha annunciato il vicepremier, Bullent Arinc c'è la polizia, se non basta c'è la gendarmeria. E se ancora non basta ci sono le forze armate. La legge ci dà questa autorità". Intanto la polizia turca ha arrestato circa 600 persone in relazione agli scontri di ieri. Per tutta la giornata la polizia ha fatto uso di idranti con sostanze urticanti e gas lacrimogeni contro migliaia di dimostranti antigovernativi che cercavano di radunarsi in piazza Taksim. Oggi ad Ankara sciopero nazionale indetto dai due principali sindacati Kesk e Disk. Ma il governo ha attaccato. Il ministro dell'Interno turco, Muammer Guler, ha avvertito che il previsto sciopero a livello nazionale in segno di protesta per le violenze della polizia è "illegale". "C'è un tentativo di portare la gente in strada attraverso proteste illegali come uno sciopero", ha detto il ministro parlando ai giornalisti ad Ankara. "Voglio precisare che non sarà permesso".Viale Istiklal, Piazza Taksim, Besiktas, il ponte sul Bosforo: nomi che fanno scattare nella mente di milioni di turisti immagini di vacanze orientali, di cartoline variopinte. Oggi questi posti nel cuore di Istanbul erano zone di guerra. Una guerra, con tanto di sostanze urticanti usati dalle forze dell'ordine, che continua nella notte. Decine di migliaia di persone sono di nuovo scese in piazza nella megalopoli del Bosforo per marciare su Taksim e denunciare il brutale assalto ieri notte della polizia a Gezi Park e ai giovani indignados che lo occupavano. Un attacco feroce, che ha fatto 800 feriti, fra cui bambini colpiti da proiettili di gomma, decine di persone 'bruciate' dagli agenti urticanti messi dalla polizia nell'acqua degli idranti o soffocate dalle nuvole di gas lacrimogeni. Mentre le forze antisommossa arrestavano i medici che avevano curato i manifestanti feriti, picchiavano un deputato di opposizione, avvocati e giornalisti. Ieri a Istanbul, a meno di 10 chilometri da dove stava continuando la battaglia di Taksim, una folla enorme - un milione secondo gli organizzatori - di sostenitori del partito islamico, trasportati da decine di autobus e traghetti, acclamava il premier. Il comizio era stato organizzato per fare una dimostrazione di forza, rispondere alle centinaia di migliaia di giovani scesi in piazza in tutto il paese per chiedere la fine della repressione, più democrazia e le dimissioni del premier. Con il rischio di gettare ulteriore benzina sulle fiamme cha già stanno divampando nel paese. Erdogan ha affermato che era suo dovere "ripulire" Gezi Park. Ha di nuovo parlato di complotto contro il suo governo da parte di lobby finanziarie, del capo dell'opposizione, della stampa estera, e annunciato ritorsioni contro chi ha simpatizzato con i manifestanti.
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