lunedì 1 ottobre 2018
Il presidente Usa scherza sul nuovo feeling con il leader nordcoreano, dopo mesi di forte tensione. Ma la strada per il disarmo nucleare resta ancora lunga
Trump e Kim al termine dello storico incontro del 12 giugno a Singapore (Ansa)

Trump e Kim al termine dello storico incontro del 12 giugno a Singapore (Ansa)

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«Mi ha scritto lettere bellissime. Ci siamo innamorati». Accade così che a distanza di mesi, dopo feroci scambi di accuse e critiche («uomo-razzo», tra le tante), il presidente degli Stati Uniti Donald Trump confessi, con un pizzico di ironia, davanti a una folla di sostenitori in West Virginia, che con il leader nordcoreano Kim Jong-un è nato il feeling.

Il presidente scherza, ma non troppo: è il suo modo di infondere ottimismo nella spinta per il disarmo e la denuclearizzazione che gli Usa chiedono alla Corea del Nord e per un "rapporto a distanza" che resta comunque burrascoso.

Si lavora a un secondo incontro fra i due dopo la storica stretta di mano di Singapore il 12 giugno scorso e il segretario di Stato Mike Pompeo - architetto dell'avvicinamento fra Washington e Pyongyang - si recherà in Corea del Nord per gettare le basi del nuovo faccia a faccia già nelle prossime settimane. «Vogliamo essere sicuri di avere le condizioni giuste perché possa essere di successo per i due leader», ha detto il capo della diplomazia Usa che a questo scopo ha visto, a margine dell'Assemblea generale dell'Onu nei giorni scorsi a New York, il suo omologo nordcoreano Ri Yong. Un incontro «molto positivo», lo ha definito Pompeo, precisando però che «resta ancora molto lavoro da fare, ma che andremo avanti».

Così, se il presidente Usa insiste sull'aspetto "sentimentale" del suo rapporto con Kim, scandito da quelle lettere («un giorno andranno diffuse, sono straordinarie», ha detto), il lavoro sul campo resta spinoso: i messaggi che giungono da Pyongyang sono chiari, nelle parole del ministro degli Esteri nordcoreano che sabato all'Onu ha ribadito come, nonostante i progressi per costruire la fiducia con gli Usa, la Corea del Nord non veda un'azione corrispondente da parte di Washington. «Al contrario, gli Usa insistono sul fatto che prima deve avvenire la denuclearizzazione e aumentano la pressione con le sanzioni, ma la percezione che le sanzioni possano metterci in ginocchio è irrealizzabile» e le misure restrittive non fanno altro che «aumentare la sfiducia», ha detto Ri Yong-ho. L'impegno di Pyongyang ad attuare l'accordo con Washington «è incrollabile» - ha assicurato - e l'impegno per la denuclearizzazione «fermo e solido», ma «è possibile solo se gli Usa faranno sì che abbiamo fiducia in loro». «La ragione del recente stallo - ha concluso rinviando la palla sul campo americano - è dovuta al fatto che gli Stati Uniti utilizzano metodi coercitivi, letali per la costruzione della fiducia».

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