martedì 29 novembre 2016
Nessuna chiarezza però sulle «richieste». Né Obama né Biden ai funerali di Castro.
Trump minaccia: Cuba «migliori» o salta l'accordo
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«Se Cuba non vorrà fare un accordo migliore per i cubani, i cubani americani e gli Stati Uniti, metterò fine all’accordo». Tre giorni dopo la morte di Fidel Castro, Donald Trump conferma via Twitter le sue minacce elettorali di fare retromarcia sulle aperture diplomatiche ed economiche con l’isola caraibica avviate dal predecessore. Ma non chiarisce che cosa si aspetti in cambio dell’allentamento ai limiti sui viaggi e sugli scambi commerciali fra i due Paesi: se garanzie sul fronte dei diritti umani, politici e religiosi o concessioni finanziarie da parte dell’Avana.

Barack Obama e il presidente cubano Raúl Castro avevano annunciato l’inizio di un processo di normalizzazione della relazioni tra Usa e Cuba il 17 dicembre 2014, un disgelo arrivato dopo lunghi negoziati segreti condotti con l’aiuto del Vaticano e concretizzatosi in una serie di ordini esecutivi con i quali il presidente americano uscente aveva revocato molte delle restrizioni in atto da oltre cinquant’anni. Una decisione che ieri l’Amministrazione democratica ha difeso con forza. «Dopo cinque decenni senza risultati, il presidente crede che fosse tempo di provare qualcosa di diverso», ha detto Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca sottolineando che l’apertura tra le due nazioni ha già «portato a benefici importanti per il popolo cubano e per il popolo americano».

Ricordando che proprio ieri il primo volo commerciale partito dagli Usa è atterrato a L’Avana, il portavoce di Obama ha sottolineato come l’apertura dell’ambasciata americana sull’isola, la ripresa dei collegamenti aerei diretti e altre misure non sono «concessioni» ma mosse nell’interesse degli Usa. Il futuro del riavvicinamento con il potente vicino del Nord resta dunque sullo sfondo della settimana di celebrazioni in omaggio di Fidel Castro, morto il 25 novembre, alle quali non parteciperanno né Obama né il suo vice Joe Biden e che secondo la Casa Bianca potrebbero non vedere la presenza di una delegazione americana. Centinaia di migliaia di persone hanno cominciato a confluire ieri alla Plaza de la Revolución a L’Avana, dove spesso il Comandante arringava i cubani nei suoi leggendari discorsi fiume contro “l’impero” degli Stati Uniti. Nei pressi dell’edificio governativo adornato con il voto di Ernesto “Che” Guevara, gli organizzatori hanno allestito un maxiposter di Fidel che imbraccia un fucile durante la Revolución alla Biblioteca nazionale.

E i resti del Líder Máximo, che nelle sue ultime volontà aveva chiesto di essere cremato, sono stati esposti nel memoriale intitolato a José Martì, di fronte al quale i cubani si sono messi in fila per rendergli omaggio. Per stasera invece il programma ufficiale preparato dal governo cubano per il padre della Rivoluzione prevede un «evento di massa» coreografato per ricordare le tappe principali della vita del controverso leader. Quello sarà anche il momento nel quale le delegazioni internazionali sfileranno davanti all’urna con le ceneri di Fidel. Tra coloro che hanno annunciato la presenza è confermato il re di Spagna, Juan Carlos, e i presidenti dei Paesi alleati di Cuba, come il Venezuela con Nicolás Maduro e la Bolivia con Evo Morales, il Nicaragua con Daniel Ortega e l’Ecuador con Rafael Correa. Per la Grecia ci sarà il suo premier, Alexis Tsipras. La Russia sarà, invece, rappresentata dal presidente della Duma di Stato, Viacheslav Volodin. Vladimir Putin, dunque, non andrà alle esequie. Una conferma dell’allentamento dei rapporti fra i due Paesi, solidi alleati durante la Guerra fredda, negli ultimi anni.

Non si esclude la presenza di ex presidenti come il brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, l’argentina Cristina Fernández o l’uruguayano Pepe Mujica, che hanno avuto una lunga relazione con il Líder defunto. Domani le ceneri di Fidel Castro cominceranno il periplo dell’isola in modo che tutti i cubani possano dargli l’ultimo addio, un viaggio che percorrerà a ritroso quello della “carovana de la libertad”, in cui i ribelli della Sierra Maestra attraversarono il Paese verso l’Avana, dove trionfò la Revolucion nel 1959. Dopo quattro giorni di processione i resti di Castro saranno seppelliti il 4 dicembre a Santiago de Cuba, che fu teatro del primo, fallito tentativo di rivoluzione di Castro sei anni prima della deposizione del dittatore Fulgencio Batista, sostenuto dagli Stati Uniti.

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