martedì 24 gennaio 2017
Fca, General Motors e Ford a colloquio con il nuovo leader, che promette loro meno regole e tagli alle tasse: «Investite negli Stati Uniti».
Donald Trump tra Sergio Marchionne, ceo di Fca, e Mary Barra, ceo di General Motors (Ansa)

Donald Trump tra Sergio Marchionne, ceo di Fca, e Mary Barra, ceo di General Motors (Ansa)

COMMENTA E CONDIVIDI

Dicendosi "onorato" di incontrare i vertici di Fiat Chrysler Automobiles, General Motors e Ford, Donald Trump ha promesso loro che fare business in Usa sarà "più semplice" sia per le aziende americane sia per chi vuole investire negli Stati Uniti. A Sergio Marchionne, Mary Barra e a Mark Fields, il nuovo presidente Usa ha promesso un taglio alle tasse e una riduzione di "inutili regolamentazioni" anche perché "l'ambientalismo è fuori controllo". Ai gruppi di Detroit, Trump ha chiesto in cambio una "spinta" per costruire fabbriche in Usa. "Voglio nuovi impianti da costruire qui per auto vendute qui", aveva twittato Trump anche prima dell’incontro.

Per il momento non sono emerse indicazioni di una discussione su una revisione del Nafta (l’Accordo nordamericano per il libero scambio), su cui il settore delle quattro ruote conta, né della minaccia fatta in passato da Trump di alti dazi doganali nel caso in cui le auto prodotte in Messico siano importate negli Stati Uniti. Durante l’incontro tra i vertici delle aziende e Trump, i titoli delle case automobilistiche sono avanzati in Borsa: a fine seduta a Piazza Affari Fca è salita del 6,02%, Ford è avanzata dell'1,51% e General Motors ha guadagnato l'1,12%. "Apprezzo l'intento del presidente di fare degli Stati Uniti un grande luogo dove fare business. Lavoreremo con il presidente Trump e i membri del Congresso per rafforzare l'industria americana", ha sottolineato Marchionne al termine dell'incontro.

Di recente Trump ha colpito più volte Gm e Ford con i suoi tweet. Per Fca l'incontro cade invece poco dopo le accuse dell'Agenzia per la protezione ambientale (Epa) sulle violazioni degli standard per le emissioni diesel. Un'accusa lanciata dall'Epa targata Barack Obama e che ora finisce nelle mani della nuova Amministrazione.

Trump ha già avviato una radicale trasformazione della politica commerciale americana: dopo aver sfilato gli Stati Uniti dalla Trans-Pacific Partnership, si appresta ora ad avviare le trattative per rinegoziare l'accordo commerciale del Nafta e a imporre “dazi” pesanti su chi sposta la produzione fuori dai confini americani e poi esporta negli Usa. L'intesa che lega Stati Uniti, Messico e Canada è centrale per l'industria automobilistica statunitense che, in Messico, produce auto anche destinate al resto del mondo. E che dal Messico riceve componenti per l'assemblaggio negli Stati Uniti.

Trump è "la preoccupazione numero uno dell'industria automobilistica" afferma il Wall Street Journal. Mai infatti c'era stato un presidente che twittava nominando singole società, e di conseguenza mettendo su queste pressione. Fca è l'unica che si è salvata dagli attacchi a “140 caratteri”, incassando anzi via Twitter un ringraziamento per l'investimento da un miliardo di dollari annunciato durante il Salone dell'Auto di Detroit. Ford è stata al centro di ripetute critiche di Trump durante la campagna elettorale, ma di recente i rapporti sono stati recuperati e la stessa Ford ha rinunciato ad investimenti in Messico. General Motors ha “ceduto” alle pressioni di Trump annunciando a sua volta un grosso investimento negli Stati Uniti.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: