sabato 4 febbraio 2017
Nuove sanzioni a Teheran dopo i test missilistici. Ordine esecutivo per smantellare la legge Dodd-Frank sui controlli alle banche d'affari di Wall Street. Permesso “speciale” a neonata iraniana malata
Il procuratore generale dello Stato di Washington Bob Ferguson parla a Seattle (Ansa)

Il procuratore generale dello Stato di Washington Bob Ferguson parla a Seattle (Ansa)

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Un giudice federale degli Stati Uniti, a Seattle, ha bloccato a livello nazionale l'ordine esecutivo del presidente americano Donald Trump fatto la settimana scorsa che ha temporaneamente impedito l'ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette Paesi a maggioranza musulmana. La Casa Bianca ha subito replicato che ritiene «legale e appropriato» l'ordine esecutivo del presidente Donald Trump e che il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti intende presentare un ricorso di emergenza «nel più breve tempo possibile». Il giudice federale è James Robart, ed è stato nominato dall'ex presidente repubblicano George W. Bush; Robart ha accolto la richiesta del procuratore dello Stato di Washington, Bob Ferguson, di bloccare l'ordine su base nazionale, sostenendo che, altrimenti, potrebbe provocare un «danno irreparabile».

Come conseguenza della decisione del giudice, la diplomazia americana ha ripristinato i visti per gli Stati Uniti che erano stati revocati a causa del decreto del presidente. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato. Non è chiaro se a questo punto tutti i circa 60mila visti revocati siano automaticamente ripristinati o se sia invece necessario che vengano ripresentate le singole domande.

Avrà invece un lieto fine la storia di una bimba iraniana di quattro mesi è stata autorizzata a entrare negli Stati Uniti per sottoporsi ad un intervento al cuore che potrebbe salvarle la vita. Lo ha annunciato il governatore di New York Andrew Cuomo, precisando che l'operazione sarà eseguita al Mount Sinai Hospital di Manhattan. La settimana scorsa i genitori della piccola Fatemah avevano tentato di entrare in Oregon con un visto turistico ma erano stati respinti perché provenienti da uno dei sette Paesi a maggioranza musulmana colpiti dal bando del presidente Donald Trump. Poi la svolta “umanitaria”.

Punito l'Iran, premiata la finanza (Elena Molinari)

L’inarrestabile attivismo di Donald Trump continua però a demolire i pilastri portanti dell’eredità politica del suo predecessore. Con l’eccezione di un inatteso voltafaccia sugli insediamenti in Israele, il presidente ieri ha messo a rischio l’accordo sul nucleare iraniano, ha avviato insieme al Congresso l’abrogazione della riforma di Wall Street tesa a prevenire un’altra crisi finanziaria e ha annunciato una cambio di marcia nella normalizzazione dei rapporti con Cuba.

Intanto la Camera Usa, a maggioranza repubblicana, ha abolito i controlli per l’acquisto di armi da parte di persone con disturbi mentali: una norma approvata in extremis dall’Amministrazione Obama. «L’Iran sta giocando con il fuoco, non si rendono conto quanto gentile sia stato il presidente Obama con loro. Io non lo sarò!». Il tweet di Trump ha anticipato una tornata di nuove sanzioni contro 25 “entità iraniane” identificate come sostenitori del programma missilistico di Teheran e dei Guardiani della Rivoluzione. Si tratta di una risposta al test missilistico condotto domenica scorsa dalla Repubblica islamica e di provvedimenti distinti rispetto a quelli in vigore relativi alle attività nucleari di Teheran, ma mettono in dubbio la tenuta dell’accordo sul nucleare.

La tesi della Casa Bianca è infatti che le nuove misure non violino la storica intesa raggiunta tra Teheran, Barack Obama e le principali potenze mondiali nell’estate del 2015 ed entrato in vigore nel gennaio successivo: un patto da sempre giudicato «cattivo» da Trump. Per l’Iran (peraltro convinto che il test missilistico non violi le risoluzioni Onu) però ogni sanzione è una violazione di quell’accordo e la nuova iniziativa di Trump, sommata al suo decreto che blocca gli arrivi dall’Iran per tre mesi, potrebbero spingere Teheran a dichiararlo morto. «Il messaggio degli Usa è di chi sta combattendo contro la religione e contro l’islam – ha detto infatti l’ayatollah Ahmad Khatami nel sermone della preghiera del venerdì a Teheran –. Viviamo in un mondo pieno di lupi, come gli Stati Uniti, e abbiamo bisogno di armi per difenderci». E, ha aggiunto il ministro degli Esteri Mohamad Yavaz Zarif, l’Iran è «indifferente alle minacce perché la sicurezza deriva dal suo stesso popolo. Non inizieremo mai una guerra, ma possiamo contare solo sui nostri propri mezzi di difesa». Teheran reagirà in base al principio di «reciprocità» alle nuove sanzioni e colpirà «individui e imprese statunitensi che sostengano gruppi «terroristici».

Seguendo un analogo copione, ieri Trump prima ha annunciato che «discuteremo della Dodd-Frank, delle tasse e del sistema sanitario». Poi ha firmato un ordine esecutivo teso a smantellare la Dodd-Frank, la legge voluta nel 2010 da Barack Obama che stabilisce regole restrittive per le banche d’affari di Wall Street. Il presidente ha lasciato invece al suo portavoce Sean Spicer l’annuncio secondo cui l’Amministrazione repubblicana sta «rivedendo le politiche americane su Cuba».

Meno prevedibile il comunicato con il quale la Casa Bianca ha gelato Benjamin Netanyahu, a nove giorni dalla sua visita a Washington: «La costruzione di nuovi insediamenti o l’ampliamento di quelli esistenti al di là degli attuali confini potrebbe non aiutare il raggiungimento della pace con i palestinesi », vi si legge. È una svolta per il neo presidente americano, che finora aveva incoraggiato il governo israeliano a costruire altre 5mila nuove abitazioni in Cisgiordania. Il cambio di rotta sarebbe maturato dopo l’incontro di Trump con il re di Giordania Abdullah II. Intanto si apprende che sono oltre 100mila i visti già revocati dopo l’entrata in vigore dell’ordine esecutivo che sospende l’ingresso dei cittadini di sette Paesi islamici. E al-Qaeda sul Web ha esultato, affermando che «Trump ha acceso la fiamma del jihad».

L’ordine esecutivo sugli arrivi divide gli americani. Secondo un sondaggio della Cbs News, il 51% degli intervistati è contrario alla decisione del presidente, mentre il 45% si schiera a favore. La spaccatura si riflette anche negli schieramenti politici, con l’85% dei repubblicani favorevoli all’ordine di Trump e l’85% di democratici contrari.

Dal sondaggio emerge inoltre che solamente il 40% degli americani approva l’operato di Trump: il livello più basso da quando esiste questo tipo di rilevazioni. Ieri sera il capo della Casa Bianca è partito per la sua tenuta di lusso in Florida, Mara- Lago, dove passerà il fine settimana. Un viaggio che costerà ai contribuenti tre milioni di dollari, stato ai calcoli del sito Politico. In passato i repubblicani avevano spesso criticato l’ex presidente Obama per i suoi viaggi con la famiglia.

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