venerdì 12 giugno 2020
La replica: «Un tentativo inaccettabile d'interferire con lo stato di diritto». Nel mirino degli Usa l'inchiesta per presunti crimini di guerra in Afghanistan
Donald Trump sale sull'Air Force One

Donald Trump sale sull'Air Force One - Reuters

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Un nuovo “fronte di fuoco”. Ad aprirlo, ancora una volta, è il presidente americano, Donald Trump. Nel mirino finisce la Corte penale internazionale (Cpi), “colpevole” di voler indagare sull’operato dei soldati americani in Afghanistan. Pronta anche la misura: Trump «ha autorizzato sanzioni economiche contro i funzionari della Corte penale internazionale direttamente coinvolti in qualsiasi sforzo per indagare o processare personale americano senza il consenso degli Usa». Autorizzata anche l'espansione delle restrizioni sui visti contro i funzionari della stessa Corte e i loro famigliari. Pronta anche la replica della Corte che ha espresso «profondo rammarico» per l'annuncio del governo Usa di portare avanti «ulteriori minacce e azioni coercitive, incluse misure finanziarie». In un comunicato, la Cpi parla di «un tentativo inaccettabile d'interferire con lo stato di diritto e con i procedimenti della Corte». «Un attacco contro la Cpi è anche un attacco contro gli interessi delle vittime di crimini atroci, per molte delle quali la Corte rappresenta l'ultima speranza di avere giustizia».
«Abbiamo preso atto con preoccupazione delle notizie sull'ordine esecutivo» del presidente Donald Trump «che autorizza sanzioni contro determinati funzionari della Corte penale internazionale», ha detto, a sua volta, il portavoce dell'Onu, Stephane Dujarric. Tuttavia, ha aggiunto, «siamo anche consapevoli che ci sono state dichiarazioni precedenti del segretario di stato americano Mike Pompeo secondo cui qualsiasi restrizione sarebbe stata attuata coerentemente con gli obblighi del paese ospitante ai sensi dell'Accordo sulla sede delle Nazioni Unite». «Ovviamente continueremo a seguire da vicino gli sviluppi», ha precisato. A scatenare il nuovo conflitto è stata la decisione, a marzo, della Cpi di avviare un'inchiesta per presunti crimini di guerra in Afghanistan dal 2003 col possibile coinvolgimento delle truppe Usa.
La Casa Bianca ha spiegato la decisione del presidente come parte del suo impegno «per proteggere i militari americani e la sovranità nazionale», accusando la Cpi di essere «manipolata» da nazioni avversarie ed evocando il sospetto di corruzione per la sua procura. «Gli Usa - si spiega in una nota - non sono uno Stato membro dello Statuto di Roma e hanno ripetutamente rifiutato la rivendicazione di giurisdizione della corte penale internazionale sul personale americano». La Cpi «fu stabilita per accertare responsabilità in crimini di guerra ma in pratica è un organismo burocratico internazionale, inefficace e che non deve rendere conto a nessuno, che prende di mira e minaccia il personale americano e quello dei nostri alleati e partner».
«Nonostante i ripetuti inviti degli Usa e dei nostri alleati per una riforma, la Corte penale internazionale non ha preso alcuna iniziativa per riformarsi e continua a perseguire indagini politicamente motivate contro noi e i nostri alleati, compreso Israele», si legge ancora. «Siamo preoccupati dal fatto - prosegue la nota - che nazioni avversarie stanno manipolando la corte penale internazionale incoraggiando queste accuse contro personale Usa. Inoltre abbiamo forti motivi di credere che ci siano corruzione e cattiva condotta ai più alti livelli nell'ufficio del procuratore della corte, mettendo in discussione l'integrità delle sue indagini sui militari americani».

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