mercoledì 12 maggio 2021
Tragica fotocopia delle precedenti Piombo Fuso del 2008, Colonna di Difesa del 2012 e Margine di Protezione del 2014 l’inevitabile reazione di Israele
Tre leadership già consumate da tempo e un governo «sabotato»
COMMENTA E CONDIVIDI

Tragica fotocopia delle precedenti Piombo Fuso del 2008, Colonna di Difesa del 2012 e Margine di Protezione del 2014 l’inevitabile reazione di Israele all’attacco missilistico da Gaza, l’operazione Guardiano delle Mura – scattata dopo una pioggia di missili dalla Striscia su Tel Aviv, Ashkelon, Sderot e Ashdod, la risposta israeliana con i raid su Gaza, il richiamo dei riservisti dell’Idf e un numero crescente di vittime e nessuna garanzia sulla cessazione delle ostilità – sancisce una volta di più la sclerosi di tre leadership consumatesi nel tempo senza che nulla sia cambiato. Quella di Benjamin Netanyahu, del leader di Hamas Ismail Haniyeh e del presidente dell’Anp Abu Mazen.

Dei tre, il leader palestinese è quello che incassa la sconfitta più bruciante e clamorosa: il rinvio delle elezioni dopo sedici anni, il crollo verticale della sua credibilità, l’ambiguità che ghermisce gli arabo-israeliani in procinto di allearsi con i partiti maggiori per fornire una maggioranza alla Knesset ne fanno l’emblema di una stagione giunta ben oltre il tramonto. Apparentemente ne beneficia Hamas, di nuovo sul proscenio grazie al risiko sanguinoso che ogni volta s’innesca con la reazione israeliana e che si conclude puntualmente con una catena di vittime palestinesi esibite presso l’opinione pubblica internazionale con il crisma del martirio.

Ma anche Hamas è vecchia, sfibrata, logorata da un potere che esiste solo in quanto Gaza è chiusa al resto del mondo. Rispetto a Fatah – consorteria un tempo gloriosa dell’irredentismo palestinese – Hamas e i jihadisti di Gaza sono oggi l’elemento più conservatore e bigotto dell’intera diaspora dell’Olp. Rimane Netanyahu. Gli Accordi di Abramo e il nuovo volto dell’intesa con gli ex nemici arabi del Golfo gli consentono di mostrare il pugno di ferro che gli è congeniale, ma soprattutto – è un effetto collaterale, se pure scontato – di scompaginare gli assetti politici interni, sabotando senza sforzo il tentativo di dare a Israele una nuova leadership.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: