giovedì 24 marzo 2016
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BRUXELLES Una vendetta. Lo si era sospettato subito dopo le esplosioni, ieri la conferma che dietro gli attacchi di martedì a Bruxelles ci sia un legame diretto con l’arresto di Salah Abdeslam il 18 marzo scorso, è giunta dal “testamento” lasciato da due degli attentatori suicidi coinvolti nelle stragi di Bruxelles di martedì. Come ha rivelato ieri lo stesso procuratore federale belga Frédéric Van Leeuw, si tratta dei fratelli, Khalid e Ibrahim el-Bakraoui, di 27 e 30 anni. Due personaggi pregiudicati, non però, finora, per terrorismo, ma per reati comuni. Khalid è il kamikaze che si è fatto esplodere in un vagone del metrò, alla stazione di Maalbeek, Ibrahim è invece uno dei due attentatori suicidi che si sono fatti saltare all’aeroporto. L’altro – anche se ieri mancavano conferme ufficiali – stando a vari media francesi e belgi, sarebbe Najim Laachraoui, l’artificiere degli attentati di Parigi, ricercato da mesi e rimasto a quanto pare tutto il tempo indisturbato a Bruxelles. Quanto al misterioso “quarto uomo”, quello con una giacca bianca è un cappello nero che si vede nelle immagini delle telecamere dell’aeroporto, si sa solo che è tuttora latitante. Smentite in fretta le voci, dalla stessa procura, diffuse dal quotidiano belga La Dernière Heure, che si trattasse dello stesso Laachroui. La vendetta emerge con chiarezza in un audio messaggio contenuto in un computer portatile trovato in un cestino nei pressi del covo della Rue Max Roos a Schaerbeek, perquisita dalla polizia martedì sera. I due parlano di voler agire «per vendicare l’arresto di Salah Abdeslam» del 18 marzo, stando almeno a quanto riferito dal primo canale della televisione pubblica francese TF1, oltre a vendicare l’uccisione da parte di un cecchino della polizia, durante il blitz a Forest, dell’algerino Mohammed Belcaid, appartenente alla stessa cellula di Abdeslam e colpito mentre stava sparando sugli agenti. Appare però chiaro, da quanto si legge nel “testamento”, che il commando aveva fretta e si è trovato spinto ad anticipare l’azione terroristica: secondo la catena della tv fiamminga pubblica Vtm , questa era in realtà previsto per Pasquetta. Ieri del resto si è capito che gli attentati avrebbero potuto essere ancora più gravi di quanto non siano già stati. Nel covo di Schaerbeek, ha spiegato il procuratore Van Leeuw, gli inquirenti hanno trovato 15 chili di esplosivo Tatp (lo stesso usato a Parigi, di facile fabbricazione), 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, detonatori, una valigia piena di chiodi e viti e altro materiale. A mettere la polizia sulle tracce è stato il tassista che ha portato i kamikaze all’aeroporto, anche se secondo vari media belgi sarebbero coinvolte negli attentati anche un’Audi S4 e una Renault Clio, la prima vettura sarebbe stata guidata da un giovane di 22 anni, già sulle liste dell’intelligence belga, dopo un viaggio sospetto in Arabia Saudita. Tornando al tassista, l’uomo è rimasto colpito dalla grande quantità di bagagli dei suoi clienti, che non gli hanno permesso di nemmeno sfiorare le valigie quando si accingeva a scaricarle dal bagagliaio per aiutali. Gli attentatori avevano in mente esplosioni ancora più terribili, cruciale è stato un puro caso: mentre gli uomini, prenotando il taxi, avevano chiesto una vettura di grandi dimensioni, la centrale ha invece inviato una normale berlina per mancanza di disponibilità di auto più grandi. In questo modo, non tutti i bagagli imbottiti di esplosivo (solo tre su cinque, più una sacca, ricorda il tassista) hanno potuto essere caricati nel bagagliaio dell’auto. Ieri inoltre si è appreso che il terzo ordigno previsto per l’aeroporto di Bruxelles, quello abbandonato dal terzo attentatore poi fuggito, era quello più potente. Esploderà da solo, ma per fortuna quando ormai l’aeroporto è già evacuato, e sotto gli occhi dei soli artificieri, nessuno è rimasto ferito. Se fosse esploso insieme agli altri due, il bilancio sarebbe stato certamente ancora più pesante. Ieri, peraltro, è stato ritrovato all’aeroporto un altro corpo senza vita, rimasto sepolto sotto frammenti del soffitto, portando il bilancio ormai a 32 morti, 12 all’aeroporto e 20 alla stazione della metropolitana di Maalbeek, più 260 feriti. Ieri si è appreso che la stazione di Maalbeek resterà chiusa ancora per varie settimane, mentre l’aeroporto internazionale non riaprirà prima di sabato. L’allarme resta elevato, il governo ha deciso di confermare il livello quattro, cioè la massima allerta, anche se questa volta restano aperti negozi, centri commerciali, scuole, e stazioni. Le polemiche, intanto, montano. Ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che la Turchia aveva informato, il 14 luglio scorso, dell’arresto, a giugno, a Gaziantep, alla frontiera con la Siria, di un «foreign fighter» (i militanti affluiti in Siria dall’estero per combattere al fianco di Daesh) di nazionalità belga e di averlo estradato in Belgio, ma, ha denunciato Erdogan, «le autorità belghe hanno deciso di non arrestarlo nonostante i nostri avvertimenti». Motivo: non vi sarebbero stati prove di un legame con il terrorismo. L’uomo, ha detto Erdogan, era proprio Ibrahim el-Bakraoui. Il governo belga ha smentito duramente Erdogan: l’uomo arrestato in Turchia ed espulso nel 2015, infatti, venne portato dalla Turchia in Olanda e non in Belgio, ha chiarito il ministro della Giustizia, Koen Geens. Il quotidiano israeliano Haaretz, inoltre ha sostenuto che i servizi segreti belgi, come altre intelligence occidentali, avevano indicazioni precise sul rischio di attentati all’aeroporto di Bruxelles, e altre informazioni sulla metropolitana. Attentati, aggiunge il quotidiano, pianificati direttamente a Raqqa, in Siria. Restano inoltre forti dubbi sull’effettiva volontà di collaborare espressa da Salah Abdeslam, il membro della cellula degli attentati di Parigi arrestato la scorsa settimana. Se voleva collaborare, perché non ha messo gli inquirenti sulla pista degli altri attentatori? Il “testamento” sulla “vendetta” lasciato dai fratelli el-Bakraoui aumenta i dubbi. Forse l’annuncio della sua presunta “disponibilità” era solo un modo per dire ai suoi complici: sbrigatevi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 3 GLI ATTENTATORI Nella foto diffusa dalla polizia belga, ripresa dalle telecamere a circuito chiuso dell’aeroporto, si vedono due dei tre kamikaze. Il primo da sinistra sarebbe Najim Laachraoui, l’artificiere degli attacchi di Parigi (mancano ancora conferme ufficiali che si tratti proprio di lui); il secondo è Ibrahim el-Bakraoui. Suo fratello, Khalid el-Bakraoui, è il terzo uomo, che si è fatto esplodere nella metropolitana
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