venerdì 30 gennaio 2009
Le dieci missioni dello «space shuttle» in programma permetteranno di ultimare la più grande struttura spaziale mai realizzata. Grande come un campo di calcio, ospiterà equipaggi fino al 2020.
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C’era anche il nuovo "camioncino luna­re" della Nasa alla parata di Washing­ton, pochi giorni fa, per l’insediamen­to di Obama. Una conferma indiretta che l’ente spaziale americano torna nuovamente a consi­derare la Luna una meta strategica delle esplo­razioni spaziali, a quarant’anni dallo sbarco di Apollo 11 sulla superficie del nostro satellite. Il 2009 si annuncia come l’anno del rilancio spa­ziale. Da parte statunitense è atteso il primo viag­gio di prova del nuovo razzo Ares 1, che nei pros­simi anni lancerà la nuova navicella Orion de­stinata inzialmente a portare gli astronauti sulla Stazione spaziale internazionale (ISS) e in se­guito – agganciata a un modulo di sbarco – l’uo­mo sulla Luna. Sempre per gli USA, come per le 16 nazioni che partecipano al programma del-­l’ISS, questo è l’anno in cui la base verrà final­mente abitata in permanenza da sei astronauti, il doppio rispetto alla 'capienza' attuale. Ma que­st’anno saranno molto attivi nello spazio anche europei e giapponesi. Il Programma Constellation, avviato dalla Na­sa nel 2004, procede a passo spedito. È nato do­po l’annuncio della Nuova Visione per l’Esplorazione Spaziale, lan­ciata da Bush cinque anni fa, che dovrebbe essere ereditata dall’Am­ministrazione Obama, il quale pun­ta su un forte rilancio in vari setto­ri della ricerca scientifica e tecno­logica, esplorazione spaziale com­presa. Il nuovo 'Lunar Rover', gui­dato dall’astronauta Michael Gerh­nardt durante la parata di Wa­shington, è solo uno dei componenti della futu­ra esplorazione selenica che la Nasa intende por­tare avanti, con la prospettiva di costruire una base scientifica permanente capace di ospitare gli astronauti che diventeranno i primi 'coloni' del satellite. Continua, insomma, quella che è stata definita «lunamania» e che investe molti Paesi. Il raddoppio degli astronauti. Per quanto riguarda la Stazione spaziale, le cinque missioni delle space shuttle in programma per quest’anno, e le successive quat­tro del 2010, dovranno completa­re la più grande struttura mai realizzata: estesa come un cam­po da calcio (compresi tralicci di supporto, pannelli solari, ecc), dalla prossima estate diventerà pienamente operativa e in grado di ospitare equipaggi di varie na­zioni fino al 2020. Il raddoppio della sua capienza abitativa (6 a­stronauti anziché 3 com’è acca­duto finora) permetterà di porta­re avanti a tempo pieno il lavoro scientifico in orbita, fino ad oggi in parte trascurato perché le e­nergie dei tre a bordo sono molto assorbite per garantire il funzio­namento e la manutenzione del­la struttura. Grazie al "raddop­pio", garantiscono i responsabili del programma, sarà possibile ottenere importanti risultati per la realizzazione di nuovi prodotti in condizioni di relativa assenza di gravità, come farmaci, mate­riali super-resistenti, nuove le­ghe, oltre allo studio sempre più accurato del fisico di uomini e donne per preparare le future missioni sulla Luna e i viaggi verso Marte. La missioni degli shuttle in programma sono ancora dieci compresa quella di riparazione del telescopio Hubble; la prossima, della navet­ta Discovery, partirà il 12 febbraio, col compito di aggiungere nuove componenti al grande mosaico della stazione spaziale. Poi, dal 2010, ne è previsto il 'pensionamento'; ma prima che tutte e tre le navette della flotta Nasa di­ventino pregiati pezzi da museo (in questa di­rezione già si sarebbero prenotate alcune isti­tuzioni americane), c’è uno studio affidato ad un team di esperti per prolungarne il program­ma. I risultati arriveranno nei prossimi mesi, ma è certo che se gli shuttle verranno messi a terra nel 2010, la Nasa per cinque anni non po­trà disporre di una navicella per inviare nello spazio i propri astronauti. Il primo volo con a­stronauti della nuova "Orion" è infatti previsto per il 2015. Pur con tutta l’affidabilità delle capsule russe Sojuz, una sola navicella non sembra sufficien­te per cinque anni a garantire le missioni alla stazione spaziale, a maggior ragione quando, dal 2010, la base sarà del tutto operativa. Ecco perché negli Usa c’è molta attesa per il primo lancio di prova dell’esile razzo "Ares 1-X", in programma per il prossimo 9 luglio da Cape Canaveral. È questo infatti il razzo che dovrà lanciare la "Orion": non si tratterà più di 'aerei spaziali' come lo shuttle, ma di capsule come le vecchie e gloriose Apollo, più capienti e do­tate di nuovi e sofisticati apparati tecnologici per la guida, la navigazione, e la sicurezza degli astronauti. I programmi dei concorrenti. Molto attivi anche gli altri Paesi. La Russia au­menterà il numero di lanci per la stazione spa­ziale, tra le Sojuz e gli invii di navicelle-cargo automatiche 'Progress' verso la stazione spa­ziale, e avrà come di consueto dei propri co­smonauti sia sulla stazione spaziale, sia a bor­do delle Sojuz. E se la Cina si prenderà una pausa momentanea nei lanci con astronauti (ma inizierà a preparare gli appuntamenti del 2010 e ha in programma già per quest’anno u­na serie di lanci di satelliti), l’India si gode il primato della sua prima sonda lunare e pensa a realizzare una navicella con astronauti da lanciare attorno al 2015, mentre il Giappone lancerà il suo primo 'cargo automatico' verso la stazione spaziale, e progetta anch’esso una propria 'autonomia spaziale abitata', per por­tare astronauti nipponici in orbita entro il 2020. L’ Europa va in controtendenza, e anziché pun­tare sulle capsule, da quest’anno torna a pro­gettare una navetta spaziale e ha già avviato il programma ExoMars per l’invio di un rover su Marte. Proseguiranno poi i lanci di satelliti del razzo Ariane 5 e si attende il primo viaggio del nuovo razzo "Vega", nato da un’idea tutta ita­liana. Ma l’Europa continuerà ad essere protagonista dello scenario spaziale con i numerosi pro­grammi dell’Agenzia Spaziale Europea; oltre al­le importanti missioni di satelliti scientifici, presenterà quest’anno un nuovo gruppo di a­stronauti, compreso un italiano (o un’italia­na?). A questo proposito, per dicembre spicca la missione shuttle che vedrà protagonista in particolare l’Italia e la nostra industria: lo shut­tle porterà sulla stazione il "Nodo-3", ultima sezione di interconnessione tra vari elementi della struttura orbitante, sopra il quale vi sarà la "Space Cupola", una sorta di "postazione belvedere dello spazio", attorniata da finestrini con vetri super-resistenti per osservare ad oc­chio nudo le operazioni esterne alla stazione, o per effettuare osservazioni astronomiche. La sonda giapponese Selene in orbita lunare. Nel corso di quest’anno torneranno sul satellite gli americani con la sonda LRO, ma di recente vi sono andati anche europei, cinesi e indiani. Quarant’anni fa, con la missione Apollo 11, il primo sbarco di un uomo A sinistra, il telescopio spaziale Hubble, realizzato in collaborazione tra Nasa ed Ente spaziale europeo. In maggio partirà la prossima missione per la sua riparazione. A destra, un giapponese e sei americani compongono l’equipaggio del prossimo shuttle, in partenza il 12 febbraio da Cape Canaveral, la storica base spaziale in Florida.
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