venerdì 21 gennaio 2022
Lisala Folau, 57 anni, ha nuotato con le sole braccia e poi si è aggrappato a un tronco, approdando finalmente su un'isola
Lisala Folau, il disabile sopravvissuto allo tsunami di Tonga nuotando solo con le braccia

Lisala Folau, il disabile sopravvissuto allo tsunami di Tonga nuotando solo con le braccia - Ansa / Twitter

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È una storia straordinaria di attaccamento alla vita e fede in Dio quella di Lisala Folau, falegname disabile di 57 anni sopravvissuto allo tsunami che ha travolto l'isola di Tonga dopo aver trascorso in mare ventisette ore. Alla Bbc ha raccontato che a dargli forza è stata la sua fede. "Quando le onde mi hanno travolto ero terrorizzato", ha detto. "Ma non ho mai dubitato che Dio mi avrebbe protetto e salvato la vita".

La sua storia, raccontata all'emittente di Tonga "Broadcom Broadcasting", è diventata virale su Facebook e altri social, dove Lisala è stato ribattezzato "Aquaman nella vita reale". Alcuni post lo descrivono come "leggenda".

Il falegname stava imbiancando la sua casa sull'isola di Atata, sabato scorso, quando il fratello e una nipote sono arrivati ad avvertirlo dello tsunami. In un attimo le onde hanno riempito il salotto e i tre si sono spostati in un'altra parte della casa, trovando scampo solo per poco perché l'acqua ha invaso tutta l'abitazione. Lisala e la nipote si sono arrampicati su un albero, cercando di scampare alle onde. "Sono disabile", ha raccontato l'uomo,"Uso male le gambe. Un bambino cammina meglio di me". Appena il livello dell'acqua si è abbassato i due hanno deciso di scendere ma proprio in quel momento un'onda li ha travolti e li ha trascinati in mare aperto. A quel punto non avevano appigli, erano le sette di sera ed era buio pesto. Lisala e la nipote si tenevano a galla, trascinati dalla corrente, chiamandosi a vicenda.

I 13 chilometri percorsi in mare dal disabile Lisala Folau, dall'isola di Atata a quella di Polo'a

I 13 chilometri percorsi in mare dal disabile Lisala Folau, dall'isola di Atata a quella di Polo'a - Ansa

A un certo punto dalla riva Lisala ha sentito la voce del figlio che gridava il suo nome, ma ha deciso di non rispondergli sapendo che avrebbe rischiato la vita per salvarlo. Così ha cercato un tronco al quale aggrapparsi pensando che almeno, se fosse morto, la sua famiglia avrebbe recuperato il cadavere. Invece, con quel mezzo di fortuna, è riuscito ad arrivare su un'altra isola, Toketoke. Lì ha visto una motovedetta della polizia e, a quel punto, ha agitato un pezzo di stoffa ma non è riuscito a farsi vedere. Nel frattempo si era fatto giorno e lui ha deciso di provare a spostarsi verso un'altra isola ancora, Polòa, dove è arrivato attorno alle 18 di sera.

"Ho gridato aiuto ma non c'era nessuno. Pensavo a mia nipote che era stata spazzata via, mentre io ero riuscito a sopravvivere, e anche a mia sorella che soffre di diabete e a mia figlia più piccola che ha problemi al cuore", ha raccontato l'uomo che, sfruttando solo la forza delle braccia, ha raggiunto l'isola di Tongatapu, la principale dell'arcipelago, verso le 22 di domenica, dove si è trascinato barcollando fino a una strada asfaltata vicino alla città di Sopu dove è stato soccorso da un automobilista.

Uno dei figli di Lisala, Talivakaola, ha scritto un post su Facebook per esprimere la sua gratitudine al padre: "Una storia che non dimenticherò mai in vita mia... Piango quando penso a mio padre che nuotava nell'Oceano dopo lo tsunami... Mi si spezza il cuore immaginandoti a bere l'acqua del mare papà, ma sei un uomo forte".



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