martedì 17 marzo 2015
L'osservatore della Santa Sede Tomasi dopo le violenze in Medio Oriente: «Il dovere di proteggere le persone incombe sulla comunità internazionale».
L'ANALISI Santa Sede e persecuzioni, la tela diplomatica (Stefania Falasca)
LE FOTO Iraq, oltraggio a San Giorgio a Mosul
L'INTERVISTA «Il silenzio di un Occidente ostaggio delle alleanze»
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L’Onu fermi il genocidio dei cristiani. Lo chiede in un’intervista all’AdnKronos l’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, monsignor Silvano Maria Tomasi dopo i due attentati terroristici, domenica, contro due chiese in Pakistan. Da parte sua il numero uno del Palazzo di Vetro Ban Ki Moon condanna le azioni e chiede che i responsabili siano consegnati alla giustizia. Intanto in Iraq la furia jihadista continua ad abbattersi su chiese e luoghi di culto cristiani. Non c’è tregua per i cristiani in Iraq. La furia jihadista continua a travolgere chiese e simboli religiosi. Fox News mostra le immagini diffuse su twitter dal sedicente Stato islamico: statue e icone distrutte, tombe violate, croci rimosse e sostituite dalla bandiera nera del Califfato. Il Patriarcato di Babilonia invoca una legge che punisca chi istiga alla violenza interreligiosa. Solo domenica scorsa un altro episodio di odio anticristiano questa volta dal Pakistan con l’attentato a Lahore contro due chiese da parte dei talebani. Per i 15 morti ieri lutto e preghiera nel paese: dal presidente dei vescovi monsignor Coutts è partito il duplice appello: alle autorità affinchè proteggano le minoranze religiose e ai fedeli perché non reagiscano alle violenze. Raccomandazione in parte disattesa viste le proteste dei cristiani ieri a Lahore, Faisalabad e Gujranwala. La cristianofobia dunque non conosce frontiere tanto che l’osservatore pemamente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra monsignor Tomasi parla di genocidio in corso in tanti territori del Medio Oriente e fa appello alle Nazioni Unite: l’uso della forza è l’extrema ratio, l’ideale è la soluzione politica, senza dialogo non c’è pace – spiega all’AdnKronos – ma se questo non si rivela possibile scatta la responsabilità della comunità internazionale di come proteggere la vita e i diritti fondamentali di queste persone, l’obbligo di un intervento protettivo nei loro confronti. Non tocca alla Chiesa cattolica dire cosa fare – aggiunge mons. Tomasi - è l'Onu che deve decidere.
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