martedì 21 settembre 2021
A bordo del suo camper, il dottor Delizio viaggia per i paesini rurali del nord del Texas per sensibilizzare le persone e somministrare le dosi a chi non riesce a raggiungere l’ospedale
Tom Delizio mentre vaccina un paziente nello studio di Electra in Texas

Tom Delizio mentre vaccina un paziente nello studio di Electra in Texas - .

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«È pronta? Guardi dall’altra parte, ecco l’ago… finito». La donna, fino a quel punto serissima, concede al medico un sorriso. «Wow, non pensavo che l’avrei fatto. Sono sollevata». Tom Delizio è raggiante. Sono parole come queste che gli permettono di andare avanti. Ha fatto 132 chilometri per andare a Childress, nel nord del Texas, e vaccinare 11 persone. Le conosceva già tutte, perché è la terza volta che viene. Domenica scorsa aveva convinto un pastore battista a ospitare una sessione di informazione sul Covid.

Su 50 partecipanti, una dozzina gli avevano chiesto di tornare con le siringhe. Per Delizio, americano di seconda generazione con parenti a Catania, erano abbastanza per rimettersi al volante del suo minivan bianco, che da un anno e mezzo si è trasformato in una clinica mobile. Electra, 2.700 abitanti, dove Delizio vive, è una delle tante cittadine rurali d’America devastate dalla pandemia.

A un certo punto dello scorso anno, più di un quarto del personale del Memorial Hospital, che impiega il 56enne e la moglie Kelly, aveva il Covid. «Ero in corsia dodici o tredici ore al giorno, senza giorni liberi», spiega Tom. La coppia, preoccupata di mettere a rischio i tre figli adottivi che restano in famiglia (altri tre sono sposati o all’università), aveva comprato un camper usato e l’aveva piazzato dietro casa. Lì i due si cambiavano ogni sera. E lì Tom si è isolato quando ha ricevuto un test positivo, un anno fa. «Non ho mai avuto bisogno di ossigeno – spiega – ma ero terrorizzato: mia figlia maggiore era incinta ».

Nessuno nella sua famiglia si è ammalato. E quando si è rimesso in piedi, Delizio si è reso conto di essere stato fortunato: aveva potuto fare il tampone al primo mal di testa e mettersi in quarantena, mentre migliaia di persone in tutta la contea infettavano i loro cari prima di avere una diagnosi. È allora che si è messo in macchina. «Siamo stati tra i primi nella zona a offrire test rapidi, ma molti avevano paura di venire all’ospedale – dice –. Portavo i tamponi nelle fabbriche, negli uffici, nei centri comunitari».

Per comprendere il compito immane che Delizio si era imposto bisogna guardare una cartina del Texas: una massa sterminata di campi punteggiata da minuscoli centri urbani ad almeno 50 chilometri gli uni dagli altri. Il 20 per cento degli americani abita in posti come questi, che durante la pandemia sono stati identificati come “ad alto rischio” perché la popolazione è più anziana della media, più spesso affetta da malattie croniche e con tassi di povertà elevati. «Recarsi a una clinica può essere difficile per molti», dice il medico. Il minivan è servito anche come ambulanza per i casi più complicati, come quello di Carlos Hernández. «Non sarei qui se non fosse per il dottor Delizio – dice –. Gli devo la vita».

Nel luglio dell’anno scorso, Hernández faticava a respirare, ma esitava a recarsi al pronto soccorso perché non ha documenti d’immigrazione. È stata la moglie a parlare di lui a Delizio, che riceveva pazienti alla Chiesa cattolica del suo paese, Dundee. Tom ha portato Hernández all’ospedale di Wichita Falls, dove il 46enne è rimasto per un mese.


55%
gli americani immunizzati da almeno 2 settimane Il 64% ha invece ricevuto una dose

675.500
le vittime del Covid-19 negli Usa finora L’influenza spagnola del 1918-19 ne aveva uccisi 675mila

99,4
la percentuale della variante Delta fra tutti i nuovi casi di Covid registrati negli ultimi due mesi negli Usa

Oggi ha ancora il fiato corto se cammina più di dieci minuti ma, dice «respiro, vedo i miei figli tutti i giorni. E continuerò a fare quello che Dio vuole, e Lui mi darà ciò che è meglio per me». Nel frattempo la moglie di Tom aveva trasformato il suo abituale part time in tempo pieno. «Ho passato infinite ore al telefono chiamando tutti gli ospedali della zona per trovare un letto libero, sentendomi dire di no – racconta –. Per la prima volta abbiamo dovuto dimettere i pazienti meno gravi per fare spazio ai più malati. È qualcosa a cui nessuna scuola mi aveva mai preparata». Nel marzo scorso, quando le richieste di vaccini all’ospedale si sono ridotte drasticamente, le fialette hanno preso il posto dei tamponi nel baule di Delizio.

«Eravamo entrati nella fase in cui tutti quelli che volevano il siero lo avevano ottenuto e bisognava convincere gli incerti – ricorda –. Non siamo più in grado di vaccinare 100 persone al giorno, ma anche 10 vanno bene. Ogni volta che vediamo un paziente, gli chiediamo se è vaccinato: più lo fai, più puoi parlare con gli incerti e dissipare le loro paure. È una corsa contro il tempo. Perché il virus potrebbe mutare di nuovo e diventare più contagioso e potremmo tornare al punto di partenza.

Ci vogliono dalle 6 alle 8 settimane per immunizzarsi completamente. In quel periodo, molte persone possono soffrire e morire. Spero che, essendo un dottore, la gente mi ascolti, metta da parte le opinioni e le teorie del complotto e si fidi di me». Uno degli aspetti più difficili della campagna di vaccinazione ambulante di Delizio è stata l’intrusione della politica nella scienza. «Senta, sono un conservatore, ho votato per Trump – sbotta il Globetrotter, quasi spazientito –. Capisco che le persone vogliono avere la loro libertà individuale e la rispetto. Ma sono soprattutto un cristiano e un difensore della vita e il mio lavoro mi aiuta a proteggerla, specialmente la vita dei più vulnerabili». Delizio ammette di avere ancora tanto lavoro da fare.

La prossima settimana tornerà sicuramente a Childress, anche solo per una manciata di iniezioni. Nel frattempo, se si osserva la cartina del nord del Texas stilata dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie, si nota una macchia verde più scura, dove la percentuale dei vaccinati è attorno al 40 per cento, ben più che nella maggior parte dello Stato. All’ospedale di Electra lo chiamano l’effetto Delizio.


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