sabato 19 marzo 2022
Anche profughi dell’Est Europa bloccati dal muro di Trump
I  profughi ucraini e russi accampati a Tijuana in Messico

I profughi ucraini e russi accampati a Tijuana in Messico - Ansa

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Un vecchio proverbio messicano recita: «Tutte le crisi umanitarie del pianeta si ritrovano a San Ysidro». Non dovrebbe sorprendere, dunque, che il conflitto in Ucraina abbia percorso oltre 10mila chilometri per raggiungere il valico di frontiera che divide San Diego – simbolo della California opulenta e libertaria – e la “gemella” messicana Tijuana. A pochi passi dal punto che divide o unisce – a seconda dei punti di vista e delle congiunture politiche –, i due Paesi, nell’ultima settimana è spuntato un nuovo accampamento spontaneo. A popolarlo sono decine di donne, uomini e bambini che sono diversi per lingua e tratti somatici dai “soliti” profughi delle guerre invisibili del Continente: centroamericani, venezuelani, haitiani.
I nuovi arrivati hanno pelle bianca e capelli biondissimi. Sono alcune centinaia – per ora – e fuggono da Kiev, Leopoli, Kharkiv e le altre città assediate dall’esercito di Mosca o dalla repressione scatenata da Vladimir Putin contro chi si oppone alla guerra. Non hanno potuto recarsi direttamente negli States perché sprovvisti di visto, a causa della chiusura di molte ambasciate di Washington per il Covid. Ma, soprattutto nel caso dei russi, anche per non destare sospetti nelle autorità.
E, così, dopo una tappa in Europa o Turchia sono approdati in Messico – per un costo complessivo di viaggio tra i 2 e i 3mila euro –, ponte verso il sogno americano. Ucraini, russi e bielorussi, però, trovano gli accessi agli Usa sigillati dal muro legale costruito da Donald Trump e mantenuto dal successore Joe Biden. Il “Titolo 42”, in vigore da marzo 2020, impedisce l’entrata ai richiedenti asilo per ragioni sanitarie. Causa pandemia questi non possono presentare istanza di rifugio, come previsto dal diritto internazionale. In realtà, secondo fonti locali, i poliziotti statunitensi chiudono un occhio per gli ucraini. Per russi e bielorussi il processo è più complicato. Il presidente Biden, da parte sua, dal primo marzo, ha prolungato il visto ai cittadini di Kiev già presenti sul suolo Usa, concedendo loro un permesso temporaneo di lavoro di un anno e mezzo. Tutte le espulsioni verso l’Ucraina sono state sospese.
Il "tappo" al confine Sud resta. Eppure l’esodo dall’Europa dell’Est non è delle ultime settimane. In un anno, l’aumento della tensione interna e internazionale ha fatto moltiplicare per otto gli arrivi dei russi alla frontiera: dai meno di duemila del gennaio 2021 agli oltre 16mila registrati dal messicano Istituto nazionale delle migrazioni a inizio 2022. Lo scorso gennaio – prima dell’invasione di Mosca –, il flusso degli ucraini è stato di 6mila persone, più del doppio rispetto all’anno precedente. Da ottobre 2021 a gennaio, oltre 6.400 russi e mille ucraini hanno bussato alla porta degli States. I dati successivi al 24 febbraio non sono ancora disponibili. Però il numero dei profughi dell’Est è destinato a crescere. Insieme – a meno di misure urgenti – al nuovo accampamento di Tijuana.

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