lunedì 20 febbraio 2012
​Mancano solo due giorni alle celebrazioni per il Losar, il capodanno tibetano, ma nelle aree attorno ai monasteri più importanti la tensione sta montando. Domenica un monaco diciottenne si è dato fuoco nella provincia del Sichuan e in queste ore intorno al monastero del giovane sarebbe in corso un braccio di ferro tra i tibetani e le forze di polizia.
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Mancano solo due giorni alle celebrazioni per il Losar, il capodanno tibetano, ma nelle aree attorno ai monasteri più importanti la tensione sta montando. Secondo quanto riferisce il gruppo con base a Londra "Campaign for Tibet", domenica un monaco diciottenne si è dato fuoco nella provincia del Sichuan, Cina centrale, scandendo slogan pro-Dalai Lama e inneggiando alla libertà del Tibet. In queste stesse ore, intorno al monastero del giovane, sarebbe in corso un braccio di ferro tra i tibetani - che stanno vegliando il corpo - e le forze di polizia, che reclamano il cadavere per seppellirlo senza tanti clamori.Non importa che da Dharamsala, in India, il Dalai Lama insieme al resto del governo in esilio continui a rilasciare dichiarazioni contro il suicidio come forma di protesta: quella del 18enne è la 21esima morte per auto immolazione confermata dagli attivisti pro-Tibet dal marzo scorso. Il Capodanno tibetano segna l'inizio di una serie di date estremamente sensibili che coincidono con i disordini del 2008 - che infiammarono la regione causando la morte di almeno 15 persone, tra cinesi han e tibetani- e anche della fuga e dell'esilio del Dalai Lama, nel 1959."Dalai Tityue", la cricca del Dalai Lama: per il governo di Pechino la colpa della scia di suicidi va rintracciata proprio a Dharamsala, tra i monaci che scoraggerebbero a parole le auto immolazioni, sostenendole poi coi fatti. Le chiamate effettuate ai distretti di polizia delle aree della protesta ottengono come risposta solo il silenzio o smentite, e diventa quindi estremamente difficile valutare in maniera indipendente - tra i proclami di Pechino e le dichiarazioni dei monaci in esilio - lo stato effettivo della situazione.Di sicuro, Pechino teme in qualche modo un ritorno alle sanguinose proteste del 2008, e per impedirlo - sempre secondo gli attivisti pro-Tibet - ha schierato imponenti misure di sicurezza. Secondo alcuni testimoni in loco diversi monasteri sarebbero controllati a vista dall'esercito e dalla polizia militare (la temibile "Wujing"), mentre diventa quasi impossibile avvicinarsi alle zone delle proteste e centinaia di pellegrini ai quali era stato consentito di recarsi in India per seguire le prediche del Dalai Lama sono stati trattenuti dalle forze dell'ordine. Nell'ottobre di quest'anno l'amministrazione cinese subirà un avvicendamento e i funzionari non sembrano voler mostrare segni di cedimento.Domenica, secondo un'organizzazione con base in Norvegia, le forze dell'ordine cinesi hanno arrestato Drupka Kyab, scrittore tibetano, almeno il secondo intellettuale preso in consegna nelle ultime settimane dopo l'avvocato Dawa Dorje. Il governo locale continua a smentire o a tacere. Il nuovo anno tibetano, che inizia mercoledì prossimo, nasce sotto i peggiori auspici.
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