martedì 22 marzo 2011
Jet della coalizione occidentale hanno attaccato un velivolo da guerra libico, appartenente alle forze armate di Gheddafi. Lo riferisce la tv al-Jazeera. Intanto nel primo incontro tra un inviato dell'Onu e gli insorti, questi ultimi chiedono un cessate-il-fuoco immediato. Il presidente americano e il premier turco Erdogan concordano che l'attuazione della risoluzione 1973 è possibile con il «comando unico e multinazionale della Nato».
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La cooperazione tra Italia e Francia sulla crisi libica "è eccellente" e Parigi è "molto grata" per la partecipazione italiana alle operazioni militari nell'ambito della risoluzione 1973 dell'Onu. Lo ha dichiarato il portavoce del Quai d'Orsai, Bernard Valero, che ha anche invitato a "non perdere tempo in polemiche sterili e artificiose".Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha confermato che la Nato ha"deciso di lanciare un'operazione per imporre l'embargo sulle armi contro la Libia". Il comando delle navi e degli aerei dell'Alleanza atlantica nel Mediterraneo centrale è affidato all'ammiraglio Stavridis. Rasmussen ha riferito che la Nato ha anche "completato i piani per imporre una no-fly zone per portare il nostro contributo, se necessario al vasto sforzo internazionale per proteggere il popolo libico dalla violenza del regime di Gheddafi". Il presidente americano Barack Obama e il premier turco Tayyip Erdogan hanno concordato che i "contributi nazionali" per l'attuazione della risoluzione 1973 sulla Libia "sono resi possibili dalle capacità di controllo e dal comando unico e multinazionale della Nato". Lo ha reso noto la Casa Bianca.Jet delle forze della coalizione occidentale hanno attaccato oggi un velivolo da guerra appartenente alle forze armate di Gherddafi mentre era in volo verso la città di Bengasi. Lo riferisce al-Jazeera citando un proprio corrispondente sul posto. Tripoli, Zintan, Misurata, Sirte, Sabha e una zona a est di Bengasi. È su questi obiettivi che si è concentrata oggi la terza ondata di attacchi della coalizione occidentale sulla Libia. Dieci chilometri dalla capitale è stata colpita la base della Marina militare di Bussetta. Sono stati colpiti porti e aeroporti a Sirte e su Sabha, entrambe roccheforti politiche e militari di Muammar Gheddafi. A Sabha sarebbero stati bombardati un deposito militare e una colonnna militare lealista in movimento verso Zintan, 120 km a sudest di Tripoli. Nonostante ciò, la città di Zintan è di nuovo sotto i colpi dell'artiglieria pesante lealista. "Diverse case sono state distrutte, un minareto è crollato ed è in corso un assedio: 40 carri armati stazionano sulle colline", hanno detto testimoni. Nuovi attacchi amche alla città di Misurata, controllata dai ribelli. Le forze fedeli a Gheddafi hanno aperto il fuoco uccidendo 40 persone, tra cui quattro bambini, morti dopo che l'auto su cui viaggiavano è stata colpita. "La situazione è drammatica. I carri armati hanno cominciato a sparare in città stamani", ha raccontato un testimone. "Anche i cecchini stanno prendendo parte all'operazione. È stata distrutta un'auto e sono morti quattro bambini che erano a bordo, il più grande aveva 13 anni", ha detto ancora l'uomo.Gli insorti in lotta contro le forze fedeli a Muammar Gheddafi chiedono agli avversari "un rapido cessate-il-fuoco" e "la fine degli assedi governativi intorno alle città libiche" da essi controllate: lo hariferito l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia, l'ex ministro degli Esteri giordano Abdel Elah al-Khatib, all'indomani del proprio incontro con una delegazione dei rivoltosi a Tobruk, nella Cirenaica orientale. I colloqui, ha spiegato Khatib, sono serviti ad "ascoltare il punto di vista e la posizione dei ribelli sulla situazione" nel loro Paese.Sono 120 i morti e 250 i feriti nell'attacco delle forze di Gheddafi sabato mattina contro Bengasi. Lo ha detto Abdel Hafiz al Ghogha, portavoce del Consiglio transitorio libico, l'organo politico dellaRivoluzione del 17 febbraio. Il bilancio delle vittime, fornito da Ghogha, riguarda civili e rivoluzionari armati. Nessun bilancio, invece, sui morti da parte delle forze governative, stimate in "decine".Tre giornalisti occidentali sono stati arrestati dalle forze armate libiche. Lo ha reso noto il loro autista. Si tratta di due reporter dell'agenzia France Presse e un fotografo della Getty Images, fermati il 19 marzo nella zona di Tobruk. Un cacciabombardiere F-15 statunitense è precipitato in Libia durante un raid, a quanto pare per un'avaria, e il pilota, eiettatosi dall'abitacolo, è stato salvato dai ribelli libici. Lo rende noto il quotidiano britannico Daily Talegraph che cita un suo inviato sul posto.L'OFFENSIVA AEREAUno dopo l’altro i Paesi coinvolti nell’operazione militare Alba dell’Odissea contro il regime di Muammar Gheddafi prendono concretamente parte alle operazioni. Ieri, nel terzo giorno dell’intervento, anche quattro cacciabombardieri F-16 del Belgio, due dei quattro F-18 spagnoli e quattro F-18 canadesi hanno effettuato la loro prima missione in Libia, unendosi così ai raid dei mezzi britannici, francesi e italiani e alle unità navali americane nel Mediterraneo. Per ora, lo ha precisato il generale Carter Ham, dell’Usa Africa Command, la missione non prevede l’impiego di truppe di terra. La no-fly zone sarà invece estesa sia a ovest sia a sud della Libia e presto arriverà a coprire un migliaio di chilometri quadrati. Domenica notte, nel corso di un raid, è stata distrutta parte del complesso di Bab al Aziziya a Tripoli, residenza militare del Colonnello. L’edificio sarebbe stato preso di mira in quanto sede della catena di comando e controllo del regime. Gheddafi «non è assolutamente un obiettivo» degli alleati dal momento che la risoluzione Onu non lo permette, ha spiegato ieri il responsabile del personale della Difesa britannica, David Richards. Nella serata di ieri proprio dalla zona di Bab al Aziziya sono partite nuove raffiche di colpi della contraerea libica e la tv di stato ha detto che un nuovo attacco ha colpito la capitale, in particolare la zona del porto con due forti esplosioni. Secondo il governo libico la coalizione ha bombardato ieri anche l’aeroporto di Sirte, Tripoli e la città di Sabah, roccaforte della tribù cui appartiene Gheddafi, nel sud.Il capo del Pentagono Robert Gates ha annunciato che gli Usa ridurranno presto la loro partecipazione alle operazioni in Libia e che sarebbe un errore per la coalizione prefigurarsi l’obiettivo di uccidere Gheddafi. Per il dipartimento di Stato Usa l’obiettivo finale è la resa del Colonnello. I bombardamenti hanno permesso finora di neutralizzare «gran parte della contraerea libica», ha sottolineato il premier britannico David Cameron. I bersagli dell’operazione «devono essere in linea con la risoluzione dell’Onu», ha spiegato Cameron, che preme perché il comando delle operazioni passi alla Nato.Il capo degli stati maggiori riuniti Usa, Mike Mullen, ha negato la notizia diffusa dalla tv libica secondo cui circa «60 civili sono morti» negli attacchi. Paolo M. AlfieriTORNADO IN AZIONE, BERLUSCONI: "NON SPARERANNO MAI"Questione di punti di vista: per il premier Silvio Berlusconi «una delle cose certe è che i nostri aerei non hanno sparato e non spareranno». Per il sito internet dell’Aeronautica militare già domenica i Tornado «hanno portato a termine la loro missione di soppressione delle difese aeree presenti sul territorio libico (in gergo tecnico dette Sead - Suppression of Enemy Air Defense) che viene condotta mediante l’impiego di missili aria-superficie Agm-88 Harm (High-speed Anti Radiation Missile)». Le operazioni sono iniziate domenica e sono proseguite ieri. I caccia – quattro tornado Ecr (Electronic Combat Reconnaissance) supportati da due tornado tanker con funzioni di rifornitore in volo (Aar - Air-to-Air Refuelling) – sono decollati e atterrati dopo circa due ore nella base militare di Trapani Birgi. I velivoli appartengono al 37° stormo dell’Aeronautica militare e si sono sollevati in volo per perlustrare lo spazio aereo libico nella zona di Bengasi, dove era in azione anche un Awacs. F-16 ed elicotteri hanno compiuto invece «normali operazioni di addestramento» mentre alcuni Eurofighter avrebbero scortato i tornado. F-16 e Eurofighter infatti possono essere impiegati nell’ambito di operazioni aeree complesse per garantire la difesa degli altri aerei contro eventuali velivoli ostili.Quella del pomeriggio di ieri è stata la seconda missione degli italiani in poche ore. Le operazioni cui partecipano i Tornado rientrano nell’operazione «Odyssey dawn». I nostri sei velivoli sono stati utilizzati domenica per colpire la contraerea fedele a Gheddafi a Tripoli mentre gli aerei francesi e britannici attaccavano nella zona della capitale dove si trova il bunker del colonnello.«La missione è stata raggiunta positivamente e gli obiettivi sono stati raggiunti», ha spiegato domenica sera il colonnello Mauro Gabetta, comandante del 37° stormo della base militare di Trapani. In poco più di due ore, i caccia hanno effettuato un’operazione che comporta la soppressione di apparati di difesa aerea con missili aria-superficie. In pratica, hanno sparato i missili contro le postazioni radar del Colonnello.Dei sei tornado, due tanker, che appartengono al 6° stormo di Ghedi (Brescia), sono stati i primi a rientrare alla base dopo aver effettuato il rifornimento aereo degli altri velivoli, gli Ecr, che provengono dal 50° stormo di Piacenza. «L’operazione condotta dai nostri velivoli è stata un’operazione di soppressione delle difese aeree avversarie», confermano i militari. «I nostri aerei hanno operato nei pressi di Bengasi – ha detto il comandante –. Sentiamo la nostra responsabilità nei confronti di tutti i cittadini italiani, e la volontà di aiutare la popolazione libica». Giulia IsolaFRATTINI: "SENZA NATO, COMANDO ITALIANO SEPARATO"«Hai ragione. L’obiettivo è uno solo: il comando delle operazioni deve passare in fretta alla Nato. E non devono dirci di no, non possono dirci di no». Silvio Berlusconi guarda dritto negli occhi Franco Frattini e, con altre parole, affonda un nuovo colpo contro Francia e Gran Bretagna: «Il coordinamento non può più essere quello attuale. Va cambiato. Ripeto: cam-bia-to». Il ministro degli Esteri ascolta e annuisce. Poi, nelle ore che seguono, rilancia la linea del governo e l’arricchisce con un ultimatum che le agenzie di stampa rilanciano alle 16 e 47: se la missione non passerà sotto il comando Nato l’Italia si riprenderà il controllo delle basi. È una posizione netta. Dura. E la risposta della Francia non si fa attendere. «Alle autorità italiane non ho nulla da rispondere», fa sapere da Parigi il generale Philippe Ponthies, portavoce del ministero della Difesa. E aggiunge: «Per il momento la Nato non ha alcun ruolo in questa vicenda». Italia e Francia si sfidano. Frattini passa da una telefonata a un’altra e spiega la sua posizione con energia. «Senza Nato decidiamo noi sulle nostre basi. Tocca a noi la gestione. A trecentosessanta gradi. Insomma saremo noi a decidere su tutto: chi atterra, chi decolla, chi le può usare e chi no». Una pausa prepara il nuovo affondo: «Comando Nato o potremmo valutare l’idea di un comando nazionale separato». È un affondo contro il «protagonismo» di Sarkozy. Un messaggio al presidente francese che - per dirla con il premier - «vuole usare il conflitto libico per frenare il crollo interno in vista della nuova corsa all’Eliseo». La Francia però non molla e Ponthies ripete: «Siamo in un’operazione voluta dalle Nazioni Unite, portata avanti da una coalizione ad hoc, e alla quale la Nato potrebbe eventualmente portare il suo sostegno». Insomma, nessun passaggio di testimone. Sono ore complicate. Berlusconi e Frattini si muovono a tutto campo per cercare di isolare la posizione francese e anche a Bruxelles trovano sponde. «Il vostro atteggiamento è sproporzionato e va corretto in fretta», "ruggisce" il segretario della Nato Andres Fogh Rasmussen gelando l’ambasciatore francese all’alleanza atlantica. Berlusconi guarda da Roma e continua a muoversi in un lavoro diplomatico senza pause. «La linea francese è decapitare Gheddafi, la nostra no. Noi crediamo che ci sia ancora spazio per garantirgli un’uscita non drammatica», ripete sottovoce in più di una telefonata. Il premier sa che l’Italia non potrà più avere un ruolo di mediazione, ma sa anche che Lega Araba e Russia ancora possono dire la loro. I contatti tra Roma e Mosca si accavallano nelle ultime ore e c’è il lavoro diplomatico del premier dietro l’inattesa disponibilità di Dmitri Medvedev: «Possiamo compiere sforzi da mediatore per ricomporre il conflitto. Le possibilità ce l’abbiamo».È una partita dall’esito imprevedibile: da una parte l’Italia, dall’altra la Francia. A Bruxelles i cronisti aspettano Frattini e la prima domanda è quasi una provocazione: ministro c’è rammarico per il fatto che i francesi siano stati i primi a intervenire in Libia? Frattini è gelido: «All’Italia non piace avere il ruolo di first striker, di chi sferra il primo colpo, e questo vale sempre». Poi torna a insistere sul passaggio del comando alla Nato. «Ha l’esperienza, la capacità e la struttura per potere garantire la condivisione delle responsabilità da parte di tutti gli alleati», ripete il ministro degli Esteri che chiosa: «Siamo solo al terzo giorno: saranno i fatti a parlare». E, intanto, Berlusconi in vista della trasferta al consiglio europeo in scena nel fine settimana a Bruxelles si prepara a sferrare un altro affondo: noi abbiamo le basi e le mettiamo a disposizioni ma quando arriverà l’ondata di immigrati nessuno potrà tirarsi indietro, nessun potrà dire "ci pensa solo l’Italia". Arturo Celletti
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