sabato 26 marzo 2016
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BRUXELLES Isorprendenti pasticci della polizia belga venuti alla luce in questi giorni dopo gli attacchi di mercoledì, hanno acceso i riflettori su una questione di fondo: la macchina dello Stato belga funziona sempre peggio, anche per via di un federalismo esasperato nato per arginare i movimenti centrifughi, soprattutto del nazionalismo fiammingo. Dal 1970, il Belgio ha visto sei riforme successive dello Stato: quella costituzionale del 1993 ha dato al Paese un assetto federale. A complicare il quadro, unico caso al mondo, il Paese, al di sotto del livello federale non ha uno, ma due tipi di entità: le regioni (Fiandre, Vallonia e Bruxelles capitale, come i länder tedeschi o gli Stati Usa) ma anche le comunità linguistiche (fiamminga, francofona e germanofona). Regioni e comunità hanno vasti poteri autonomi quasi identici, che si sovrappongono tra loro e con quello del governo federale, con frequenti conflitti. Nel 2013, c’è stata un’ulteriore riforma che ha ancor più indebolito il centro. E nell’ultima riforma della Giustizia, sempre nel 2013, alcune competenze cruciali a livello di distretti giudiziari sono state tolte al governo federale per sparpagliarle tra comunità e regioni federali. Questo ha un impatto sulla polizia, suddivisa tra quella federale e quella locale (ci sono 196 distretti in tutto il Paese). Bruxelles è poi un caso ancora più complicato, perché ospita ben tre Parlamenti regionali (Fiandre, Bruxelles-Capitale e Federazione Bruxelles capitale-Vallonia), due governi regionali (Fiandre e Bruxelles capitale), più il governo e il Parlamento federali. È un territorio bilingue, ma le pattuglie tendono a essere divise per lingua, fiamminghe o francofone. Soprattutto, ha lamentato il ministro dell’Interno belga, il fiammingo Jan Jambon, «Bruxelles, con 1,2 milioni di abitanti, conta ben sei distretti di polizia. New York ha 11 milioni di abitanti. Quanti distretti di polizia ha? Uno solo». Prima della riforma del 2001, ognuno dei diciannove comuni che compongono la regione di Bruxelles capitale aveva la sua polizia. Si racconta di inseguimenti di malfattori interrotti perché si era raggiunto il confine comunale. La riforma ha migliorato la situazione, anche se secondo la stampa belga, anche oggi la cooperazione tra i distretti non funziona bene, con gravi problemi di comunicazione. In più, si aggiungono paradossi, come il divieto di effettuare perquisizioni tra le 21 e le 5, salvo caso nei casi di delitti flagranti. È uno dei motivi per cui Salah Abdeslam poté sfuggire così a lungo alla cattura: i servizi sapevano dov’era due giorni dopo gli attacchi di Parigi, nella notte tra domenica 15 novembre e lunedì 16 novembre. La polizia ha dovuto attendere il lunedì mattina, troppo tardi. Circostanza ammessa dal ministro della Giustizia Koen Geens, che ha promesso un rapido intervento legislativo. Problemi ci sono anche nei servizi. Pochi giorni fa, un ex 007 belga, Bernard Snoek, in un pamphlet ha denunciato che lo stato belga «è stato attendista da anni, senza dare mai i mezzi ai servizi di intelligenze per fare il loro lavoro in modo professionale». Soprattutto «non ha sviluppato un dipartimento analitico degno di questo nome, il servizio si ritrova con dati di cui non sa che farsene, in mancanza di competenze interne per valorizzarli». © RIPRODUZIONE RISERVATA Livelli multipli Le competenze locali sono suddivise tra due tipi di entità: le regioni e le comunità linguistiche E, dal 2013, con la riforma della Giustizia, i 196 distretti delle forze dell’ordine dipendono da entrambe. Problemi anche nei servizi Bandiera a mezz’asta al Parlamento federale (Reuters) I CONTROLLI. Un’operazione di polizia a Bruxelles (Ansa)
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