sabato 25 settembre 2021
«Esecuzioni e amputazioni sono necessarie». Come in altri Stati con la sharia. Nooruddin Turabi, tra i fondatori del movimento negli anni ’90: «Nessuno ci dirà come debbano essere le nostre leggi
Taleban nel centro di Kabul dopo un pattugliamento

Taleban nel centro di Kabul dopo un pattugliamento - Ansa

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I taleban scoprono un’altra delle loro carte. Nooruddin Turabi, tra i fondatori del movimento negli anni ’90, ha detto che i nuovi governanti afghani si preparano a ripristinare le esecuzioni dei condannati per omicidio e le amputazioni delle mani e dei piedi dei condannati per furto. Unica incertezza da chiarire è se il boia userà la scimitarra in pubblico o meno. «Nessuno ci dirà come debbano essere le nostre leggi», ha detto Turabi, annunciando in pratica l’ingresso dell’Afghanistan nel “club”" dei Paesi che applicano severamente le pene previste dalla sharia, come Arabia Saudita e Iran.
Turabi, che nel nuovo governo è incaricato delle carceri, ha sminuito le esecuzioni condotte dai taleban nel passato, talvolta davanti alla folla, invitando il mondo a non interferire. «Tutti ci criticano per le punizioni allo stadio, ma noi non abbiamo mai detto nulla sulle loro leggi e le loro punizioni». Ha anche precisato che saranno giudici, anche donne, a giudicare nei processi, ma la base delle leggi sarà il Corano, quindi quelle punizioni saranno ripristinate: «Il taglio delle mani è molto necessario per la sicurezza», ricordando che quando veniva praticato ha avuto un effetto deterrente. Il governo, ha concluso, sta valutando se eseguire le punizioni in pubblico e «svilupperà una politica» al riguardo.
Che il dicastero della giustizia fosse in “buone mani” lo si era capito quando nella lista dei ministri, annunciata il 7 settembre, è comparso il nome del maulavi Abdul-Hakim Ishaqzai, già a capo della Corte Suprema dei taleban. Ai tempi del primo Emirato islamico, le esecuzioni dei condannati per omicidio venivano eseguite in genere con un colpo di arma da fuoco alla testa sparato da un membro della famiglia della vittima, che aveva l’opzione di accettare il “prezzo del sangue” in cambio della vita del condannato. Per i ladri, la punizione era l’amputazione di una mano, mentre per il reato di rapina in strada venivano amputati una mano e un piede. Già adesso, i taleban hanno ripristinato alcune punizioni usate in passato per i piccoli furti: gli accusati vengono portati nelle strade sul retro di furgoncini con le mani legate, a volte con il volto colorato di nero, per esporli a pubblica umiliazione.
Nel lanciare il G20 straordinario sull’Afghanistan sotto la presidenza italiana (che potrebbe svolgersi già settimana prossima), il premier Mario Draghi all’Assemblea dell’Onu ha fustigato il nuovo governo dei taleban. «I nuovi governanti – ha detto Draghi – devono dimostrare con le loro scelte, e non solo a parole, di credere nel rispetto delle libertà individuali», ammonendo che «in Afghanistan stiamo assistendo allo smantellamento dei progressi degli ultimi 20 anni nella difesa delle libertà fondamentali, soprattutto per le donne».

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