giovedì 16 gennaio 2020
Il 22 novembre 2018 montarono un campo da tennis all'interno della filiale del Credit Suisse di Losanna per protestare contro gli investimenti anti-clima dell'istituto
Gli attivisti, il 22 novembre 2018, all'interno del Credit Suisse di Losanna

Gli attivisti, il 22 novembre 2018, all'interno del Credit Suisse di Losanna

COMMENTA E CONDIVIDI

Hanno agito in stato di «legittimante emergenza» e per questo sono assolti. Con questa sentenza il presidente del tribunale di Losanna Philippe Colelough ha scagionato tre giorni fa dodici attivisti dell’associazione Lausanne Action Climat dall’accusa di violazione di domicilio. Il reato contestato sarebbe stato commesso il 22 novembre 2018, quando gli attivisti entrarono nella filiale di Losanna della grande banca elvetica Credit Suisse, montarono una rete da tennis e cominciarono a giocare davanti ai clienti perplessi.
In questo modo originale protestarono contro la grande banca che da una parte si dà un’immagine accattivante usando il tennista Roger Federer (un’eroe nazionale in Svizzera) come testimonial, ma dall’altra finanzierebbe, secondo gli attivisti, aziende e attività che nuocciono all’ambiente e alle persone.
#sirogersavait (se Roger Federer sapesse) è l’hashtag degli attivisti losannesi per far conoscere la loro azione e per diffondere immagini e racconti. L’azione dei manifestanti è supportata anche dal premio Nobel svizzero per la chimica Jacques Dubochet che spesso si unisce a loro in piazza. Lo stesso tennista Federer, che non si esprime mai sulla politica, ha detto di ammirare questi giovani.
Dopo la loro azione del 2018 la polizia portò via i manifestati e la procura li condannò a pene irrisorie per violazione di domicilio. Furono gli attivisti, difesi da una squadra di ben quattordici avvocati volontari, a voler fare ricorso al tribunale per ottenere un’assoluzione piena e una grande presenza dei media. Esattamente come è avvenuto.
Secondo giuristi e media svizzeri la sentenza di assoluzione per «legittimante emergenza» emessa lunedì 13 gennaio ha una portata storica sia per il sistema giudiziario svizzero ed europeo, sia per il movimento per la protezione del clima. Essa si accompagna ad altre sentenze ed azioni in Europa di attivisti per il clima che, in assenza di sufficienti azioni dei governi, fanno ricorso alla giustizia per fare sentire la loro voce.
Due giorni dopo la sentenza assolutoria, la procura, che nel 2018 aveva già condannato gli attivisti a pene lievi, ha fatto ricorso all’istanza superiore. Nel frattempo il più autorevole giornale elvetico, la “Neue Zürcher Zeitung|, ha pubblicato quattro articoli di critica alla sentenza e ha intervistato alcuni giuristi che dichiarano la sentenza priva di fondamento giuridico. La questione è generale: in caso di un pericolo che minaccia individui o la collettività i cittadini sono autorizzati, se è l’ultima risorsa, a infrangere la legge per sventare il pericolo?
Dipende dalle interpretazioni di quanto grave sia il pericolo da sventare a ogni costo, di quanto esso sia imminente, e della gravità e proporzionalità dell’infrazione della legge. In tempi di gravità e urgenza crescenti del rischio climatico forse assisteremo ad altri episodi e discussioni come quello di Losanna.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: