venerdì 13 marzo 2020
Il Parlamento birmano ha respinto il tentativo della Lega nazionale per la democrazia, partito di governo di cui è leader la Nobel per la Pace, di modificare la Carta limitando i poteri dei soldati
La presidente de facto, la Nibel per la pace Aung San Suu Kyi

La presidente de facto, la Nibel per la pace Aung San Suu Kyi - Ansa

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Martedì scorso il Parlamento birmano ha respinto il tentativo della Lega nazionale per la democrazia, partito di governo di cui è leader la Premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi, di modificare la Costituzione del 2008 e togliere ai militari il controllo sul Paese.
Nella prima di una serie di votazioni che termineranno il 20 marzo, la maggioranza parlamentare è stata sconfitta nel tentativo di togliere ai militari il 25 per cento dei seggi assegnati di diritto che consentono loro di porre il veto su iniziative che richiedono almeno il 75 per cento di favorevoli. Come, appunto, modifiche alla Costituzione essenziali anche in vista delle elezioni previste per il prossimo autunno. Aung San Suu Kyi e il governo, d’altra parte, negli ultimi anni hanno fallito nel garantire rispetto dei diritti umani e pace in Myanmar allineandosi con i militari.

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