lunedì 28 novembre 2011
​Uomini armati hanno attaccato una missione a Ngozi, in Burundi, uccidendo il cooperante italiano Francesco Bazzani, 59 anni, di Cerea (Verona), e una suora croata di 63 anni. Due persone sono state arrestate e accusate del duplice omicidio. Nell'attacco è rimasta ferita anche suor Carla Brianza, le cui condizioni non sono gravi.
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Uomini armati hanno attaccato, probabilmente a scopo di rapina, una missione religiosa a Ngozi, in Burundi, uccidendo un cooperante italiano e una suora croata. Nell'attacco è rimasta ferita anche una religiosa italiana, Carla Brianza, originaria della provincia di Brescia, operata nella notte, le cui condizioni non sono gravi. Dopo poche ore la polizia del Burundi ha arrestato due giovani uomini di 20 e 24 anni, ritenuti colpevoli del doppio assassinio. Lo ha reso noto il portavoce della polizia, il maggiore Pierre Chanel Ntarabaganyi."Due uomini armati sono entrati nella casa delle Ancelle della Carità, la congregazione delle due suore, con lo scopo di mettere a segno una rapina - ha detto alla Misma padre Michele Tognazzi, missionario fidei donum, raggiunto telefonicamente a Kiremba - hanno subito ucciso la suora croata, quindi si sono impossessati dell'auto e sono fuggiti trascinando a bordo suor Carla e Francesco". A circa otto chilometri dall'ospedale, un complesso all'interno del quale si trova la casa delle Ancelle della carità, i malviventi, temendo di essere catturati dalla polizia che li stava inseguendo, hanno fermato l'auto e fatto scendere i due ostaggi."Francesco è stato ucciso a bruciapelo - prosegue padre Michele - suor Carla è riuscita invece ad afferrare con le mani la canna del fucile che gli era stato puntato contro. Un gesto che ha recuperato secondi preziosi e ha contribuito a salvarle la vita, perché a quel punto l'aggressore per liberarsi dalla presa ha usato un coltello colpendole le mani e allontanandosi quindi insieme al complice". Le vittime lavoravano all'ospedale di Kiremba che è finanziato dalla diocesi di Brescia. Bazzani si occupava in particolare del settore amministrativo. I malviventi, dicono alla Misma, sono riusciti a fuggire.Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha immediatamente contattato l'ambasciatore a Kampala, competente per il Burundi, Stefano Dejak, per acquisire dirette informazioni. Dejak e il console onorario a Bujumbura, Guido Ghirini, in costante raccordo con l'Unità di Crisi della Farnesina, si sono attivati subito per prestare la necessaria assistenza medica alla suora ferita. Francesco Bazzani, 59 anni, era originario di Cerea, un grosso comune del veronese. In Burundi era arrivato nel gennaio del 2010, come volontario dell'associazione per la cooperazione missionaria (Ascom), con sede a Legnago. Lo ha riferito all'Ansa l'ex moglie del cooperante, Claudia Persegati, di Cerea, dalla quale si era separato 4 anni fa. La donna ha anche aggiunto che l'ex marito aveva trasferito la residenza nel Paese africano, divenendo cittadino del Burundi.  La suora croata uccisa è Lukrecija Mamic, di 63 anni. Nata in Bosnia, apparteneva all'ordine delle Ancelle della Carità. Ha prima servito in Croazia in vari monasteri, per recarsi nel 1984 nella sua prima missione all'estero, in Ecuador. In Burundi, nella missione a Kirembe, si trovava dal 2002 dove si era dedicata al servizio dei poveri e ai malati di Aids.Monsignor Luciano Monari, vescovo di BresciaPer il vescovo di Brescia: "Ciò che è accaduto a Kiremba riempie la Chiesa bresciana di tristezza. La vita spezzata di suor Lucrezia e di Francesco non scalfiscono, ma in qualche modo esaltano ancora di più, nella prospettiva della fede cristiana, la bellezza del loro dono a servizio del Vangelo e dei poveri che, sino alla fine, hanno amato con generosità e dedizione. Siamo vicini nella preghiera alle loro famiglie, a suor Carla e quanti hanno operato con loro nella diocesi di Ngozi. I solidi e profondi legami costruiti in oltre 40 anni di presenza in Burundi ci fanno sentire ancor più fratelli di questo popolo che ci è caro e della sua giovane Chiesa che ha voluto oggi esprimere con grande partecipazione la vicinanza a don Michele, alle suore Ancelle, ai volontari dell'Ascom e a tutto il personale dell'ospedale. È un segno di grande consolazione che ci dona serenità, pur nel dolore di questo momento.Kiremba è per i bresciani il segno di una comunità cristiana animata dalla passione missionaria e aperta al mondo. Brescia lo ha espresso col dono di tanti sacerdoti, consacrati e laici e con l'impegno di tanti gruppi e associazioni che si dedicano al loro sostegno. Mentre affidiamo al Signore l'anima di questi nostri fratelli defunti facciamo memoria del bene compiuto e rinnoviamo ancora una volta la volontà di proseguire in questo impegno".
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