martedì 5 agosto 2014
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«Se il ministro Federica Mogherini, dando coerentemente seguito al primo discorso fatto come presidente di turno, premesse per far convocare un consiglio dei ministri degli Esteri Ue dedicato alle persecuzione dei cristiani... Così darebbe un segno politico inequivocabile di risveglio dell’Europa. E tutto questo avrebbe anche un effetto immediato su chi brutalmente consente o attua la persecuzione». La richiesta di Gianni Pittella, capogruppo dei socialisti e democratici all’Europarlamento, al governo italiano e ai palazzi di Bruxelles, è come un grido trattenuto al termine di un serrato botta e risposta. Gianni Pittella, la Francia a fine luglio si è detta pronta a «facilitare» l’asilo politico per i cristiani iracheni. Una proposta che alcuni parlamentari italiani chiedono a Renzi di seguire. Il patriarca di Baghdad Louis Sako ha, però, ammonito che la soluzione non è aiutare l’espatrio ma in una «politica che ci permetta di rimanere in questo Paese». Quale politica europea serve per i cristiani di Mosul? Pur apprezzando molto il gesto del ministro francese Fabius, sono d’accordo con il patriarca Sako: ritengo sia un errore espiantare le comunità cristiane là dove vivono da secoli lasciando così tutte quelle aree in mano a un “unicuum” islamico: questo va contro la necessità di aver realtà multireligiose e multietniche. Resta, però, l’urgenza di elaborare a breve una risposta politica concreta. La Conferenza episcopale italiana ha definito l’Europa «distratta e indifferente, cieca e muta» davanti alla persecuzione di centinaia di migliaia di cristiani. Un giudizio severo... Diciamoci la verità: ha ragione la Cei. Di fronte alle tragedie umanitarie immani dei cristiani in Iraq, Nigeria, Egitto, tragedie delle stesse proporzioni di quelle che si stanno vivendo a Gaza, in Siria, in Libia e in Afghanistan, l’Europa si mostra inadeguata, politicamente velleitaria e in fondo anche poco interessata. Storicamente l’Ue ha appaltato il governo della politica internazionale agli Stati Uniti e a qualche suo stato membro più influente. La strategia Usa per mille ragioni ha fallito – si pensi al caos che regna in Afghanistan, Iraq e Libia – e Washington ora si avvia verso il disimpegno globale. Di fronte a questo disimpegno noi europei ci troviamo del tutto impreparati a rispondere efficacemente a queste tragedie. Il punto è, dunque, ridestare l’Europa dal suo torpore: saluto con favore il fatto che il ministro Mogherini nel suo discorso al suo primo pranzo dei ministri degli Esteri Ue ha sottolineato fra le priorità la persecuzione dei cristiani. È un bene, a mio parere, il governo italiano a chiedere per la Mogherini la responsabilità di Alto commissario per la politica estera: questo con l’obiettivo di trasformare l’Europa in un attore capace di intervenire sulle grandi questioni internazionali. I socialisti e i democratici cosa chiedono a Consiglio e Commissione europea per fermare la cristianofobia in Iraq? Una azione forte sugli stati dove si verificano queste persecuzioni: una azione che comprenda la protezione dei cristiani, il sostegno materiale sul terreno, ma la deve fare l’Europa nel suo insieme attraverso mr Pesc e non un capo di governo singolarmente. Questo ruolo politico verrebbe accettato dai Ventotto. Non implica una revisione dei trattati mentre il Mediterraneo sforna una crisi alla settimana? L’Alto rappresentante per la politica estera può agire se c’è la condivisione di tutti i Ventotto e non vedo perché in questo caso non dovrebbero esserci il consenso. Il problema è non sottovalutare la questione, è farla diventare una priorità della politica Ue. Gradualmente poi si può poi avviare una revisione dei trattati, ma subito assieme a Ucraina, Siria e Gaza si deve porre la questione delle presenza cristiane nel mondo che sono perseguitate.
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