mercoledì 5 febbraio 2020
A 36 ore dalla chiusura dei seggi, è sempre più confusa la situazione tra i Democratici in Usa, ancora in attesa dei risultati ufficiali. Trump: non sanno neanche gestire le primarie
Bernie Sanders e Pete Buttigieg

Bernie Sanders e Pete Buttigieg - Combo di foto Ansa

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A 36 ore dalla chiusura dei seggi, è sempre più confusa la situazione tra i Democratici in Usa, ancora in attesa dei risultati ufficiali dei caucus in Iowa. Gli ultimi dati disponibili, con il 71% dei voti scrutinati, vedono Pete Buttigieg in testa, con il 26,8% dei voti, seguito da Bernie Sanders al 25,2%, da Elizabeth Warren al 18,4%, da Joe Biden al 15,4% e da Amy Klobucharal 12,6%.

Ma ormai, caos e incertezza regnano sovrani, misti anche a un certo senso di sfiducia reciproca. Escluso l'hacker, sembra sia stato un "errore di codice" nella nuova applicazione scelta dal team organizzativo a causare il ritardo nella pubblicazione dei dati. O forse è stato un errore umano. Ma la notizia che la società che ha sviluppato l'applicazione, Shadow Inc, ha ricevuto denaro dalle campagne elettorali di Buttigieg e Biden non contribuisce a rasserenare gli animi.

Buittigieg, l'ex sindaco di South Bend, in Indiana, primo candidato alla presidenza apertamente gay, insiste nel proclamarsi vincitore: «È una vittoria stupefacente», ha commentato a caldo il battagliero 38enne. Secondo una prima analisi fatta dal New York Times, ha prevalso in molte contee rurali, dove la popolazione è più moderata; Sanders sta vincendo invece nella contea in cui si trova la capitale dell'Iowa, Des Moines, così come in alcuni dove è concentrata la popolazione latina più numerosa. In attesa dei risultati definitivi, chi finora ha perso è il Partito democratico.

Il fiasco delle primarie ha consegnato al Paese l'immagine di un partito, lo stesso che negli ultimi anni ha contestato sistematicamente la legittimità dell'elezione del presidente Donald Trump, incapace di organizzare una consultazione interna. Una situazione che ha fatto esultare il presidente Trump che ha facile gioco nel dire che un partito che non riesce neppure a organizzare le sue primarie interne, non può governare il Paese.

Tra l'altro, i risultati, seppur ancora parziali ma che rappresentano quasi tre quarti delle schede votate, ipotizzano un possibile verdetto finale in cui ci sarà un candidato con il maggior numero di delegati e un altro che invece conquista il voto popolare: Sanders infatti ha ottenuto finora 32.673 voti; seguito da Buttigieg (31.353), Warren (25.692) e Biden (16.447). Ma a inquietare il partito, oltre al danno d'immagine, è il dato politico: dopo tre anni e tre mesi in cui i Democratici hanno cercato un candidato in grado di battere il presidente, emerge la scomparsa dei moderati, relegati a un ruolo marginale. Se i dati verranno confermati, Joe Biden è il grande sconfitto, travolto dai "socialisti" Sanders e Warren, e dal moderato più vicino alle loro posizioni, Pete Buttigieg. L'altra moderata, Amy Klobuchar, è solo quinta, mentre l'uomo d'affari Tom Steyer è sparito.

Per paradosso, il vincitore morale potrebbe essere l'ex sindaco di New York, Mike Bloomberg: il miliardario ha deciso di non correre in Iowa, dove si elegge l'uno per cento dei delegati da mandare alla convention nazionale, ma di puntare tutto sulla California, dove a marzo si nominerà il 10 per cento dei delegati. Proprio nel Golden State, Bloomberg ha già investito 35 milioni di dollari in campagna pubblicitaria e messo in piedi uno staff con 800 persone.

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