giovedì 31 ottobre 2019
Formalizzate le regole per avviare la procedura: le audizioni diventano pubbliche, poi una relazione. E infine la votazione per la messa in stato d'accusa e il processo in Senato
La votazione alla Camera Usa per le regole per l'impeachment (Ansa)

La votazione alla Camera Usa per le regole per l'impeachment (Ansa)

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La Camera dei rappresentanti Usa, a maggioranza democratica, ha approvato una risoluzione che formalizza le regole per avviare la procedura del possibile impeachment per il presidente, Donald Trump, consentendo audizioni pubbliche e dando più potere ai repubblicani nelle indagini contro il presidente.

Con 232 voti a favore e 196 contrari, la Camera ha votato un testo che segna una tabella di marcia, non un calendario, per proseguire con un'indagine che fino ad ora è andata avanti a porte chiuse e secondo le regole stabilite dalla maggioranza democratica.

La risoluzione autorizza la commissione Intelligence a rendere pubbliche le sue audizioni e a preparare una relazione per la commissione Giustizia. Al termine dell'indagine la Camera voterà sulla messa in stato di accusa del presidente per processarlo in Senato, dove i repubblicani hanno una maggioranza striminzita.

Immediata la reazione del presidente, che arriva via Twitter: "La più grande caccia alle streghe della storia americana!".

I PROSSIMI PASSI VERSO IL "PROCESSO"

Negli Usa, il presidente può essere rimosso dall’incarico se dichiarato colpevole di «alti crimini o trasgressioni». La procedura inizia con un’indagine della commissione Giustizia della Camera e passa dalla decisione della Camera di avanzare accuse formali specifiche di impeachment. Se approvate, da una maggioranza semplice dei deputati, il Senato – presieduto dal capo della Corte Suprema – conduce il processo. La decisione, poiché può portare alla rimozione del capo del presidente, richiede la “super maggioranza di due terzi dei senatori presenti”. Un verdetto che, storicamente, non è mai stato raggiunto. Gli unici due presidenti sottoposti all’impeachment – Andrew Johnson nel 1868 e Bill Clinton, nel 1998 – non sono stati giudicati colpevoli, mentre Richard Nixon per il Watergate ha rassegnato le proprie dimissioni prima che la procedura iniziasse. (Loretta Bricchi Lee)

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