sabato 30 aprile 2016
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Uno squilibrato vestito da panda minaccia una strage a Baltimora e viene ferito dalla polizia. Un 13enne, sempre a Baltimora, corre con una pistola ad aria in mano e viene colpito dagli agenti a una gamba e alla spalla. In Florida, un 21enne nero rifiuta di collaborare con le forze dell’ordine durante un controllo stradale e finisce ucciso. Il tutto in una sola settimana. Sono solo i più eclatanti esempi della miscela esplosiva generata negli Usa da facile accesso alle armi, scarsa assistenza ai giovani con problemi mentali e corpi di polizia poco addestrati a gestire persone con squilibri psichiatrici. Fattori sui quali si innesta l’ormai dimostrato «razzismo» che pervade molti dipartimenti di polizia. L’ultimo incidente, che è avvenuto giovedì, non ha però connotazioni razziali, ma rivela la pressione che gli agenti hanno di agire in situazioni di emergenza. Protagonista un 27enne che indossava un costume da panda e che ha minacciato di farsi saltare in aria nella stazione tv era bianco e disarmato, ma aveva qualcosa attaccato al petto. I poliziotti non hanno esitato a sparargli tre colpi di pistola che l’hanno ferito gravemente, per poi scoprire che il sospetto esplosivo era fatto di tavolette di cioccolato. È finito in ospedale con serie ferite anche il 13enne, afroamericano, che, sempre a Baltimora, è stato visto da due poliziotti in borghese mentre camminava per strada con una pistola finta in mano. Quando non ha risposto all’ordine di gettare l’arma e si è messo a correre, forse non avendo capito che si trattava di poliziotti, i due hanno sparato. è stato più fortunato di Tamir Rice, il 12enne nero che un anno e mezzo fa è stato ucciso da un agente mentre giocava con una pistola di plastica in un parco di Cleveland, in Ohio. Un altro caso di reazione eccessiva a una situazione di percepito pericolo, al quale ha probabilmente contribuito un diffuso pregiudizio contro i ragazzi dalla pelle scura che vivono nei ghetti delle metropoli Usa. Il poliziotto che ha tirato il grilletto non è mai stato incriminato. Ma la municipalità di Cleveland ha accettato di pagare ben sei milioni di dollari alla famiglia del ragazzino. L’accordo, l’ultimo di una serie con somme a sette cifre versate da grandi città Usa, risparmia a Cleveland un processo federale sui diritti civili che avrebbe potuto riaccendere le tensioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il giovane «panda»
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